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232 deva e diceva: o Signor mio dolce, tu dici che questa pena della croce del desiderio ti si partì in croce.

In che modo fu? or perdesti tu il desiderio di me?

Ed egl» diceva, figliuola mia dolce, no, che morendo io in su la croce, terminò la pena del santo desiderio ad un’ora con la vita, ma non terminò il desiderio e la fame che io ho della salute vostra, che sé l’amore ineffabile che io ebbi ed ho all’ umana generazione fusse terminato e finito, voi non sareste; perocché, come l’amore vi trasse dal seno del Padre mio,’ creandovi con la sapienzia sua, così esso amore vi conserva, che voi non sete fatti d’altro che d’amore.

Se ritraesse a sè l’amore con quella potenzia e sapienzia, con la quale egli vi creò, voi non sareste.

Io, unigenito Figliuolo di Dio, sono fatto un condotto che vi porge l’acqua della grazia. Io vi manifesto l’affetto del Padre mio, perocché quello affetto che egli lia ed io ho, è quello che ho io: egli ha, perchè sono una cosa col Padre, ed il Padre è una cosa con meco, e per mezzo di me ha manifestato sè, e però dissi io: ciò che ho avuto dal Padre, io ho manifestato a voi, d’ ogni cosa *»’ è cagione 1’ amore. Adunque ben vedete, reverendo padre, che il dolce e buono Jesù amore, egli muore di sete o di fame della salute nostra.

lo vi prego per l’amore di Cristo crocifisso, che voi vi poniate,per obietto la fame di questo Agnello.

Questo desidera l’anima mia di vedervi morire per santo e vero desiderio, cioè, che per l’affetto ed amore che voi arete all’onore di Dio, salute dell anime ed esaltazione di santa Chiesa, ho voluntà di vedervi tanto crescere questa fame, che sotto questa fame rimaneste morto; che come il Figliuolo di Dio,» come detto abbiamo, di lame morì; così voi. rimagnate morto a ogni amore proprio di voi medesimo, ed a ogni passione sensitiva rimanga morta la voluntà e l’appetito, stati e delizie del mondo, al piacere del secolo e di tutte le pompe sue. Non dubito, che so l’occhio del.cognoscimento si volge a riguardare voi