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23 I dandoti a tanti tormenti, che non rimanga maggiore il desiderio che egli uvea della salute dell’anime, di più volere dare tutto; n’è cagione l’amore, non me ne maraviglio che l’amore tuo era infinito, e la pena era finita, e però gli era maggiore la croce del desiderio che la croce del corpo. Questo mi ricordo, che il dolce e buono Jesù manifestava una volta ad una serva sua; vedendo ella in lui la croce del desiderio e la croce del corpo, ella dimandava, Signore mio dolce, quale ti fu maggiore pena, o la pena del corpo, o la pena del desiderio. Egli rispondeva dolce e benignamente, e diceva: Figliuola mia, non dubitare, che io ti fo sicura di questo, che veruna comparazione si può fare dalla cosa finita alla cosa infinita.
Cosi ti pensa, che la pena del corpo mi fu finita, ma il santo desiderio non finisce mai, però io portai la croce del santo desiderio; e non ti ricorda, figliuola mia, che una volta, quando ti manifestai la mia natività, tu mi vedevi fanciullo parvolo nato con. la croce al collo? perch io ti fo sapere, che come io parola incarnata fui seminata nel ventre di Maria, mi si cominciò la croce del desiderio ch’io avevo di fare 1 obedienzia del Padre mio, e d’adempire la sua volunth nell1 aomo, cioè, che l’uomo fusse restituito a grazia e ricevesse il fine pel quale egli fu creato.
Questa croce m’era maggiore pena che veruna altra pena che io portassi mai corporalmente, e però lo spirito mio esultò con grandissima letizia, quando mi vidi condotto all’ultimo e specialmente nella cena del giovedì santo, e però dissi, con desiderio ho desiderato, cioè, di fare questa pasqua, di fare sacrificio del corpo mio al Padre. Grandissima letizia e consolazione avevo, perchè vedevo appareech.are il tempo, disposto a tormi questa croce del desiderio, cioè, che quanto più mi vidi giugnere a’ flagelli ed a’ tormenti corporali, tanto mi scemava più la pena; che con la pena corporale si cacciava la pena del desiderio, perocché vedevo adempito quello che io desideravo. Ella rispon»