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dell’ offesa di Dio che della pena propria, che gli seguila dopo la colpa; ed al prossimo la benivolenzia d’amarlo strettamente come sè medesimo, servirlo ed ajutarlo in ciò che egli può, per trarlo fuora delle mani delle dimonia. Costui, non si pascerebbe alla mensa deH’affocato desiderio, dell* onore di Dio e del cibo dell’anirae; alla quale mensa Dio ci richiede che continuamente stiamo a prendere questo cibo, massimamente e’ pastori della santa Chiesa dienno cercare, alti l quali Dio ha commessa la cura dell’anime.
III. Questi debbono essere pastori veri, seguitando - il buono e santo Pastore, il quale dispóse e die* la vita per le pecorelle sue, e con la pena della croce compì l’obbedienzia del Padre, e la salute nostra. Mai non rifiutò labore, nè fatica, nè. allentò mai il desiderio d’essa nostra salute, nè per lo dimònio, nè per detto deili giudei che gridavano, descende dalla croce, nè per nostra ingratitudine. Noi dobbiamo seguitare le vestigie sue. A questo v’invito, carissimo padre, nuovamente Dio v’ha messo in quésto giardino della sanla Ecclesia (C), e postovi il peso delle anime, acciocché ’ facciate, siccome faceano li dolci e santi pastori., quando anticamente la Ecclesia di Dio abbondava d’ uomini virtuosi, i quali con lume dell’intelletto si speculavano m questa.venia e si ponevano dinanzi a loro, non delizie, nè ricchezze, con adornamento di casa, con molli donzelli, nè con grossi cavalli (/?), come fanno oggi, che tanto sono sommersi in questo e negli altri difetti, che delle anime non curano: dico che non faceano così essi, ma il loro’ obietto era Cristo crocifisso, e conoscendo col lume la fame di questo dolce Verbo, la quale egli ebbe verso la nostra salute, se ne innamoravano per si fatto modo, che il sostenere e dare la vita, era a loro grande allegrezza; li loro famigli erano i poveri, la loro ricchezza era I’ onore di Dio, la salute delle pecorelle, e la esaltazione della santa Ecclesia..Non si restavano mai di offerire dinanzi a Dio dolci, ed amorosi, e penosi desiderj,