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canzone, che egli scrisse in lode della santa, riportata dal Farri nell’impressione del Dialogo del 1579 in fine del libro, che così comincia:
E spento il lume, che per certo accese, ec.
Fu il Pagliaresi uno degli scrittori del Dialogo, e delle Lettere; e lasciati a consiglio della sua maestra, tutti i parenti e le facoltà, menò dentro al secolo una vita del tutto religiosa, fino che vestendo negli anni ultimi del viver suo un sacco eremitico chiuse santamente i suoi giorni. Troviamo nella seconda parte di queste lettere al num. 273, che undici na sono a lui indirizzate.
Dopo questi tre segretarj della santa, che più assiduamente la servirono (per quello scrisse il Capuano) noi leggiamo, che dagli altri ancora in sì pregevole ministero si occuparono.
Uno fu (cui daremo luogo di quarto) ser Cristofano di Gano Guidini, cittadino di reggimento nella repubblica sanese e notajo dello spedale di s. Maria della Scala, il quale, rimastosi vedovo, vestì l’abito de’ frati serventi di detto spedale, come vedrai nell’osservazioni alla lettera 240. Costui rendette certa testimonianza della santa, e d’essere stato uno degli scrittori del Dialogo insieme con Barduccio, con Neri e col Maconi, come si vede nel prologo, che al detto libro abbiamo fatto. Una lettera a lui scrisse la santa, che è la 240, e nell’osservazioni a quella, avrai di lui più piena contezza.
In mancanza de’ mentovati segretarj servissi talora la santa Vergine delle sue discepole mantellate. Tra queste, una fu suor Francesca vedova di Clemente di Goro, che le fu compagna in molti viaggi, e a lei dettò la lettera 116, la 176, la 183. Di questa parla con molta lode il beato Raimondo nella leggenda par. 3, cap. 1, dove pure parla d’altra compagna detta Alessia dei Saracini, che scrisse ancor ella alcuna di queste lettere, come vedesi particolarmente dalla 117. La Gio-