. 178 dalli iniqui uomini amatori di loro medesimi, li quali sono stali non colonne ferme mantenilori della fede, ma seminatori di veleno. Voglio dunque, reverendo padre, che voi siate fermo, costante e perseverante in ogni virtù, le quali virtù fortificano l’anima, traendone la debolezza de’vizj, li quali la fanno debile, sottoponendola alla servìtudine loro; a questa fortezza delle vere e reali virtù, non ci fa venire ricchezza, stato, nè onore del mondo, non la grande prelazione, nè il presumere di sè medesimo, no, ma solo il conoscimento che l’anima ha di sè, nel quale conoscimento vede sè non essere per sè, ma per Dio, conosce la miseria e fragilità sua, ed il tempo che si vede avere perduto, nel quale poteva molto guadagnare, e conosce col lume la sua indignità e la sua dignità; la sua indignità conosce nella corteccia del corpo suo, il quale è cibo di morte e cibo de’vermini, drittamente egli è uno sacco pieno di sterco, e nondimeno più ci dilettiamo d’amare e contentare questo sacco putrido, e di condiscenderli con amor sensitivo, che alla ricchezza dell’anima, la quale è di tanta dignità, che a maggiore non può venire; onde noi vediamo che Dio, costretto dal fuoco della sua carità, ci volse creare non animali bruti, nè a similitudine degli angeli, ma creò noi alla immagine e similitudine sua, e per compire la sua verità in noi,’cioè di darci quello fine per.lo quale egli ci creò; e per compire la dignità nostra prese egli la nostra immagine, quando vestì la deità dell’umanità, recreandoci à grazia nel sangue «del dolce ed amoroso Verbo Unigenito suo Figliuolo; il quale ci ricomperò non d’argento, ma di sangue; onde il prezzo del sangue che è pagalo per noi, e l’unione che Dio ha fatta nell’uomo, ci manifestano l’amore ineffabile che Dio ci ha dato, e la dignità nostra, la quale ricevemmo nella prima creazione, come detto è. Bene è dunque mercennaja quella creatura che si tiene tanto vile, che sottomette sè a colpa di peccalo, il quale è la più vile cosa che sia, anzi è non cavella., e come cieco non