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i76 I, l ’ ’ Annotazioni alla Lettera 29, (A) Pietro cardinale portuene fu fiorentino della famiglia nobilissima de’ Corsini figlinolo a Tomaso Corsini dottore illustre, ed auditore del sacro palazzo ed egli pure fu di celebre letteratura a qiiei tempi. Ebbe in commenda l’ahbadia di Firenze, e conseguì le mitre di vescovo, prima per la chiesa di Volterra, poi per quella di Firenze, e dell’opera’ sua si servi il pontefice Urbano V in alcune legazioni di Germania a gran vantaggio della Chiesa universale e di quella della patria, cui ottenne privilegi singolari daH’iniperadore Carlo IV. Fu annoverato a’sacri porporati dal pontefice stesso I’ anno 1370, e da Gregorio ebbe il,titolo di cardinale di Porto e di santa Ruffina (Chiese unite già sotto no solo pastore da Calisto II, Tanno 112,0, e che in oggi sono di titolo al cardinale Sottodecano) ma non d’Ostia, come altri ha scritto; giacché questa Chiesa fu per Gregorio assegnata al cardinale Pietro d’Esteing, cui succedette l’anno i3)8 il cardinale Bertrando Legers.

Aderì ancor esso a’ cardinali francesi, tratto a quel partito con inganno, come altrove s’osserverà.

(li) E vedrete Jeronimo che fu nello sfato vostro. Col proporre 10 queste parole a questo cardinale in esempio s. Girolamo, mostra Ai credere, che da questo santo dottore s’avesse l’onore del cardinalato di sanla Chiesa. Questa opinione è sì radicata di parecchi secoli nelle menti del volgo, mantenutavi col fomento di non pochi scrittori anche autorevoli, che già è cosa d’ogni dipintore il figurarcelo sempre colle insegne di sì eccelsa dignità, quantunque non fossero i cardinali della porpora o del cappello onorati, che a molti secoli dopo s. Girolamo. Chi bramasse vedere discussa largamente questa quistione può consultare il Baronio all’anno 382, e il Bellarmino, Controv. 5, lib. 1, cap. 16.

(C) E come Dio coloro che sè umiliano li esalta. Ancor questo passo è scorretto nella impressione d’Aldo, nè si è potuto dare emendato da’manoscritti per non aversi questa lettera a penna. In prima era di questa maniera. « E pur Dio coloro che sè umiliano 11 esalta, avendo lo stato non perdo però la virtù sua, ma raffina ec. ».

Il Farri poi nella sua impressione si raggira con molte parole per ritrovarne il senso, e ne forma questo. « Vedete che Dio tutti coloro che s’umiliano l’esalta. Non può dunque mai errare colui che s’umilia, perchè posto che egli sia in qualche alto stato, non perde però la virtù sna ec. ».

(D) Siate uno leone forte a gittate il mugghio vostro. Il mugghiare, quantunque sia proprio del bue, dal Boccaccio ài d.» nuche al Icouc, come si fu qui pure dulia sauta.