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iGo -■ poiché Dio v’ha fatto colonna nella santa Chiesa sua.
Acci dunque modo da fortificare la nostra debilezza ?
Sì’bene con l’amore: ma non sarebbe ogni amore atto a fortificarci, non sarebbe lo stato, nè la ricchezza, nè-le superbie nostre, nè ira, nè odio contra coloro che ci fanno ingiuria, nè essere amatore di veruna cosa creata fuore di Dio. Questo così fatto amore non tanto che egli ci dia forza,- ma egli ci toglie quella che noi abbiamo, e tanto è misero e miserabile questo amore che conduce 1’ uomo alla più perversa servitù che possa avere, e fallo servo e schiavo di quella cosa che non è, e togliesi la. dignità e la grandezza sua; ed è cosa ragionevole che ne sostenga pena; perocché esso medesimo si è privato di Dio. Dunque non è da fare altro, se non di ponere l’affetto ed il desiderio suo, e T amore in cosa più forte di noi, cioè in Dio onde noi abbiamo ogni fortézza: egli è lo Dio nostro che ci amò senza essere amato, onde subito che l’anima ha trovato e gustato sì dolce amore forte sopra ogni forte, ad altro non si può accostare, nè altro può desiderare se non lui; fuore di lui non cerca nè vuole cavelle; onde costui è allora forte, perocché s’è appoggiato e legato in cosa ferma e stabile, e che mai non si muta per veruna cosa che avvenga, e sempre seguita le vestigie e li modi di colui che eglip ama; perocché egli è fatto uno cuore ed una volontà con lui, vede che sommamente Cristo si dilettò d’ ogni pena e viltà: poniamo che fosse figliuolo di Dio, nondimeno come agnello, umile, mansueto e despetto, conversò con gli uomini, e, però si dilettano li servi suoi di questa via; odiano e dispiaceli tutto quanto il contrario, e fuggonlo. Costoro sono fatti ùna’cosa con lui, ed amano quello che Dio ama, ed odiano quello che Dio odia, onde ricevono tanta fortezza che veruna cosa liipuò nocere. Fanno costoro come veri cavalieri che non veggono mai tanta tempesta, che se ne curino e non temono, perché non si confidano in.sé, ina (liila la speranza e fede loro è posla in Dio, cui