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Annotazioni alla léCttcvu 22» «|fl 0 fa r ’.. t i * f 1 (,:/) Se qnesta, come m’ avvilo, fu P ultima delle lettere elio scrivesse la santa al pontefice Urbano VI, fu opera del tempo di sua ultima infermità, perchè, com’ella stessa n’assicura nella lettera 102, i primi giorni del sno penare gli scrisse d’ordine espresso del Signore.

(li) Della risposta che ha fatta l’impeto del prefetto. Il prefetto di Roma, di cui (avella la sai*!a, era Francesco da Vico, il quale d’alcuni anni tenea in signoria le città di-Viterbo e di Orla, avendole occupate già quei di sua casa infino da’ tempi dell* imperadore Lodovica di Baviera: ritolte a questa dal cardinale Egidio legato di Gregorio IX, e di nuoto «la questo. Francesco da Vi co riacquistate contro Giovanni da Agnto; avventuriere inglese, soldato del papa. Scomunicato Francesco da Gregorio, gli rientrò in grazia per la mediazione del cardinale Giovanni della Gra nge.

Urbano \i, avendo tentato per via di trattati coi Viterbesi, e in fine colla fona di levarla da questa signoria, non gli venne fatto, e Fi.ancesco per isdegno si gettò alla parte di Clemente, e molto uojava i Romani che tenevano per ’Urbano.

La dignità cK prefetto di Roma, si cospicua negli antichi secoli, pare che si rimettesse in piedi sotto gli imperatori Ottoni; era il prefetto qua»!, rappresentale della potestà imperiale, e dall’imperatore riceveva la spada, e teneva certo numero di soldati per mantenere in rispetto il popolo di Roma. ( Muratori, annali alT anno ioi5), (C) Debbono venire a- voi, e caporion. e certi altri buoni uomini.

Quei che la santa appella in questa lettera caporioni, in altra dicegli banderesi. Essendo la città di Roma divisa in Rioni, cioè in contrade, come in picciole regioni, i capi d’essi diceansi, e tutoggi dieonsi caporioni, cioè capi del Rione. Dc’buoui uomini fa pure menzione la santa ai altra lettera, ed a quell’ occasione^diremo di loro alcuna cosa.

(/)) Che con prudenzia minate di sempre promettere quello che vi debbe essere a voi possibile di pienamente attenderà. La cagione della.sommossa del popolo di Roma contro Urbano, dehb’ essere stata la mancanza alle promesse che e’ gli aveva fatte troppo larghe, nè potè poi mantenere. Gli scrittori suoi avversari mollo aggrandirono questa sua trascuranza «Ielle promesse.

(/’) Di quello che leeone vi disse. I rn* discepoli di santa Caterina non v’è alcuno tlel nome di Leone, onde se, come sembra, era questi de’familiari della santa, avendolo inviato con sua ambasciala al pontefice, lo si sarà fatto discepolo a Roma.

(’0 /Vr quello che fu fatto all’ ambasciatore sanese. Li cronaca