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delle sue vie, una fanciulla priva d’ogni sperienza e d’ogni proprio sapere, dando a lei quella medesima forza, che al sassolino vibrato sopra la statua di Nabucco, per atterrare le macchine della superbia e gli idoli della malizia.

Volle per tanto Cristo benedetto istruire al ministero apostolico l’eletta sposa sua Caterina, per mezzo della lettura delle sacre carte, e particolarmente del saltero. E poichè l’alfabeto non avea imparato, egli medesimo se gliene fece maestro, siccome il beato Raimondo da Capua suo confessore ci riferisce1. Indi, perche in più luoghi e con più azioni, compier potesse nel medesimo tempo l’offizio del suo apostolato, dielle pure con maraviglioso modo l’uso della penna nella breve scuola d'un'estasi, e sotto il magistero di s. Giovanni evangelista e del santo dottore d'Aquino, il che afferma ella medesima in una lettera al sopraddetto beato Raimondo suo confessore.

Poichè dunque un tal miracoloso avvenimento volle l'increata sapienza, che fosse il primo infallibile testimonio appresso il mondo, che Caterina era ammaestrata in quella scuola, dove ammaestrati furono i primi banditori del Vangelo, siccome sentirono i sommi pontefici Gregorio XI e Urbano VI, i quali in ascoltandola ragionare,intesero in lei dottrina che umana non era; e siccome scrisse Pio II nella bolla per la canonizzazione di lei, e con lui s. Antonino, Luigi Granata, il Mirandolano e tanti altri scrittori, che nel proemio del dialogo riferimmo. E avvegnachè da quest'avvenimento miracoloso, molti altri miracolosi successi fossero poi per divina disposizione accompagnati nell'esercizio, che la santa Vergine prese dello scrivere e del dettare tutte quelle lettere, che in questo e nel secondo libro vedrai raccolte, sarà qui spediente l'esaminare tutte le circostanze, per poi passare a dar notizia del che e del quanto scrisse, e del come e de-

  1. Leggenda di santa Caterina, Parte I, cap. 11.