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mai non si perde l’una senza l’altra: o tu l’hai amendune, o tu non hai veruna.

Questa virtú ha una nutrice che la notrica, cioè la vera umilitá; unde tanto è obbediente quanto umile, e umile quanto obbediente. Questa umilitá è baglia e nutrice della caritá, e però el latte suo medesimo notrica la virtú dell’obbedienzia. E1 vestimento suo, che questa nutrice le dá, è l’avilire se medesimo, vestirsi d’obrobri, dispiacere a sé e piacere a me. In cui el truovi? In Cristo, dolce Iesú, unigenito mio Figliuolo. E chi s’avili piú di lui ? Egli si satollò d’obrobri, di scherni e di villanie; dispiacque a sé, cioè la vita sua corporale, per piacere a me. E chi fu piú paziente di lui, che non fu udito el grido suo per alcuna mormorazione, ma con pazienzia abbracciando le ingiurie, come inamorato compi l’obbedienzia mia, imposta a lui da me, suo Padre eterno?

Addunque in lui la trovarrete compitamente. Egli vi lassò la regola e questa dottrina, e prima l’osservò in sé; ella vi dá vita, perché ella è via dritta. Egli è la via, e però disse egli che era via, veritá e vita; e chi va per essa va per la luce, e colui che va per la luce non può offendere né essere offeso che egli non s’avegga, perché ha tolto da sé la tenebre dell’amore proprio unde cedeva nella disobbedienzia : che, com’ Io ti dissi, la compagna, e unde procedeva l’obbedienzia, è l’umilitá. Cosi ti dissi e dico che la disobbedienzia viene dalla superbia, che esce dall’amore proprio di sé, privandosi dell’umilitá. La sorella, che è data dall’amore proprio alla disobbedienzia, è la impazienzia, e la superbia la notrica; con tenebre d’infidelitá corre per la via tenebrosa, che gli dá morte eternale.

Tutti vi conviene leggere in questo glorioso libro, dove trovate scritta questa e ogni altra virtú.