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Doppo questa unione fece l’altra il dolce e amoroso Verbo, correndo come inamorato all’obrobriosa morte della croce. Ine si distese. E doppo questa unione donò e’ sette doni dello Spirito santo a questo figliuolo morto, aciando nella bocca del desiderio dell’anima, tollendole la morte nel santo battesimi. Egli spira in segno che egli ha vita, gittando fuore di sé e’ sette peccati mortali. Si che egli è fatto giardino adornato di dolci e soavi frutti. È vero che Portolano di questo giardino, cioè il libero arbitrio, el può insalvatichire e dimesticare secondo che li piace. Se egli ci semina il veleno dell’amore proprio di sé, unde nascono e’ sette principali peccati e tutti gli altri che procedono da questi, esso fatto ne caccia e’ sette doni dello Spirito santo e privasi d’ogni virtú. Ine non è fortezza, ché egli è indebilito; non v’è temperanzia né prudenzia, ché egli ha perduto el lume col quale usava la ragione ; non v’ è fede né speranza né giustizia, però che egli è fatto ingiusto, spera in sé e crede con fede morta a se medesimo, fidasi delle creature e non di me suo Creatore ; non v’ è caritá né pietá veruna, perché se P ha tolta con l’amore della propria fragilitá : è fatto crudele a sé, unde non può essere pietoso al prossimo suo. Privato è d’ogni bene e caduto in sommo male. E unde riavará la vita? da questo medesimo Eliseo, Verbo incarnato, unigenito mio Figliuolo. In che modo? che questo ortolano divella queste spine della colpa con odio (ché, se non si odiasse, non ne le trarrebbe mai), e con amore corra a conformarsi con la dottrina della mia Veritá, innaffiandola col Sangue. El quale sangue gli è gittate sopra el capo suo dal ministro, andando alla confessione con contrizione di cuore e dispiacimento della colpa, e con satisfazione e con proponimento di none offendere piú.

Per questo modo può dimesticare questo giardino dell’anima mentre che vive: ché, passata questa vita, non ha piú rimedio veruno, si come in piú altri luoghi Io t’ho narrato.