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CAPITOLO IX

Qui comincia el trattato della discrezione. E prima, come l’affetto non si die ponere principalmente nella penitenzia ma nelle virtú. E come la descrizione riceve vita daH’umilitá, e come rende a ciascuno el debito suo.

— Queste sonno le sante e dolci operazioni che io richieggio da’ servi miei : ciò sonno queste virtú intrinseche dell’anima, provate come detto ho; non solamente quelle virtú che si fanno con lo strumento del corpo, cioè con atto di fuore o con diverse e varie penitenzie, le quali sonno strumento di virtú, ma non virtú. Che se solo fusse questo, ,senza le virtú di sopra contiate, poco sarebbe piacevole a me: anco, spesse volte, se l’anima non facesse la penitenzia ,sua discretamente, cioè che l’affetto suo fusse principalmente posto nella penitenzia cominciata, impedirebbe la sua perfezione. Ma debbalo ponere nell’affetto dell’amore, con odio santo di sé, e con vera umilitá e perfetta pazienzia, e nell’altre virtú intrinseche dell’anima, con fame e desiderio del mio onore e salute dell’anime. Le quali virtú dimostrano che la volontá sia morta, e continuamente s’uccide sensualmente per affetto d’amore di virtú.

Con questa discrezione debba fare la penitenzia sua: cioè di pònare il principale affetto nelle virtú piú che nella penitenzia. La penitenzia die fare come strumento per aumentare la virtú, secondo che è bisogno e che si vede di potere fare secondo la misura della sua possibilitá. In altro modo, cioè facendo il fondamento sopra la penitenzia, impedirebbe la sua perfezione, perché non sarebbe fatta con lume di cognoscimento di sé e della mia bontá discretamente. E non pigliarebbe la veritá mia, ma indiscretamente farebbe, non amando quello