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e sonno fatti con mezzo, perché Io ti dissi che ogni peccato si faceva col mezzo del prossimo, e ogni virtú : el peccato si fa per la privazione della caritá di me, Dio, e del prossimo; e la virtú con la dilezione della caritá: offendendo il prossimo, offendono me col mezzo di loro. Ma perché tra le mie creature che hanno in loro ragione Io ho eletti questi miei ministri, e’ quali sonno e’miei unti, si come Io ti dissi, ministratoli del corpo e del sangue dell’unigenito mio Figliuolo, carne vostra umana unita con la natura mia divina, unde, consecrando, stanno in persona di Cristo mio Figliuolo, si che vedi che questa offesa è fatta a questo Verbo ; ed essendo fatta a lui, è fatta a me, perché siamo una medesima cosa.

Questi miserabili perseguitano el Sangue e privatisi del tesoro e del frutto del Sangue. Unde ella m’è piú grave questa offesa, fatta a me e non a’ministri, perché loro non reputo ne debba essere né l’onore né la persecuzione; anco a me, cioè a questo glorioso sangue del mio Figliuolo, che siamo una medesima cosa, come detto t’ho. Unde Io ti dico che, se tutti gli altri peccati che essi hanno commessi fussero dall’uno lato, e questo solo dall’altro, mi pesa piú questo uno che gli altri, per lo modo che detto t’ho, si come Io tei manifestai, acciò che tu avessi piú materia di dolerti dell’offesa mia e della dannazione di questi miserabili, acciò che col dolore e con l’amaritudine tua e degli altri servi miei, per mia bontá e misericordia, si dissolvere tanta tenebre quanta è venuta in questi membri putridi, tagliati dal corpo mistico della santa Chiesa.

Ma Io non truovo quasi chi si doglia della persecuzione che è fatta a questo glorioso e prezioso Sangue: ma truovo bene chi mi percuote continuamente con le saette del disordinato amore e timore servile, e con la propria reputazione, come aciecati, recandosi a onore quello che l’è a vitoperio, e a vitoperio quello che l’è onore, cioè d’aumiliarsi al capo loro. Per questi difetti si sonno levati e levano a perseguitare il Sangue.