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in alcuno tolle la grazia, piú e meno secondo la gravezza dello sdegno e dell’odio conceputo nel prossimo per lo suo giudicio.

In contrario riceve l’anima che giudicará la volontá mia, come detto t’ho. La quale non vuole altro che ’l vostro bene, e ciò ch’Io do e permetto, do perché aviate il fine vostro per lo quale Io vi creai. E perché sta sempre nella dilezione del prossimo, sta sempre nella mia; e stando nella mia, sta unita in me. E però t’ è di necessitá, a volere venire alla puritá che tu m’adimandi, di fare queste tre cose principali, cioè: di unirti in me per affetto d’amore, portando nella memoria tua e’benefizi ricevuti da me ; e con l’occhio dell’ intelletto vedere l’affetto della mia caritá che v’amò inestimabilemente ; e nella volontá dell’uomo giudicare la volontá mia e non la mala volontá, loro, però che Io ne so’giudice, Io e non voi. E da questo ti verrá ogni perfezione. —

Questa fu la dottrina data a te dalla mia Veritá, se ben ti ricorda. Ora ti dico, carissima figliuola, che questi cotali, de’ quali Io ti dissi che pareva che avessero imparata questa dottrina, gustano l’arra di vita eterna in questa vita. Se tu avarai tenuta a mence questa dottrina, non cadrai negl’ inganni del dimonio perché gli cognoscerai, né in quello del quale tu m’hai adimandato. Ma nondimeno, per satisfare al desiderio tuo, piú distintamente tei dirò e mani festarotti che neuno giudicio voi potete dare per giudicio, ma per santa compassione.

CAPITOLO CI

Per che modo ricevono l’arra di vita eterna in questa vita quelli che stanno nel predetto terzo perfettissimo lume.

— E perché ti dissi che ricevevano l’arra di vita eterna? Dico che ricevono l’arra, ma none il pagamento perché aspettano di riceverlo in me, vita durabile, dove ha vita senza morte, e sazietá senza fastidio, e fame senza pena; perché di lunga è la pena dalla fame, però che essi hanno quel che desiderano,