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è; ma la divina bontá e mia giustizia dá remunerazione imperfetta, come ella è data a me l’operazione imperfetta: alcuna volta l’è remunerato in cose, temporali, alcuna volta ne gli presto el tempo, si come in un altro luogo, sopra questa materia, di sopra ti narrai, dandoli spazio pure perché egli si possa correggere. Questo anco alcuna volta gli farò: che gli darò vita di grazia con alcuno mezzo de’servi miei e’quali sono piacevoli e accetti a me; si come feci al glorioso apostolo Pavolo, che, per l’orazioni di santo Stefano, si levò dalla sua infidelitá e persecuzioni che faceva a’ cristiani. Si die vedi bene che, in qualunque stato l’uomo si sia, non debba mai lassare di ben fare.

Dicevoti che i fiori era putridi ; e cosi è la veritá. E’ fiori sonno le puzzolenti cogitazioni del cuore (le quali sonno spiacevoli a me), e odio e dispiacimento ver,so el prossimo suo. Si come ladro, l’onore ha furato di me, suo creatore, e datolo a sé. Questo fiore mena puzza di falso e miserabile giudido, el quale giudicio è in due modi: l’uno verso di me, giudicando gli occulti miei giudici e ogni mio misterio iniquamente, e in odio quello che Io gh ho fatto per amore, e in bugia quello che Io gli ho fatto per veritá, e in morte quello che Io do per vita. Ogni cosa condannano e giudicano secondo el loro infermo parere, perché si sonno aciecati, col proprio amore sensitivo, l’occhio dell’ intelletto e ricoperta la pupilla della santissima fede che non lo’ lassa vedere né cognoscere la veritá.

L’altro giudicio ultimo è inverso del prossimo suo, unde spesse volte n’esce molto male; ché il misero uomo non cognosce sé, e vuoisi ponere a cognoscere il cuore e l’affetto della creatura che ha in sé ragione, e, per una operazione che vedrá o parola che oda, vorrá giudicare l’affetto del cuore. Ma e’servi miei sempre giudicano in bene, perché sonno fondati in me, sommo Bene. Ma questi cotali sempre giudicano in male, perché sonno fondati nel miserabile male. De’quali giudici molte volte ne viene odio, omicidii e dispiacimento verso del prossimo suo, e dilungamelo dall’amore della virtú de’

servi miei.