Pagina:Caterina da Siena – Libro della divina dottrina, 1928 – BEIC 1786681.djvu/178

quale odio si reputa degno della pena; alcuni con una buona simplicitá si dánno servire me, loro Creatore, dolendosi dell’offesa che hanno fatta a, me. È vero che egli è piú atto a giognere allo stato perfetto colui che va con grandissimo odio che gli altri, bene che, esercitandosi, l’uno e l’altro giogne; ma questo giogne prima. Debba guardare l’uno di non rimanere nel timore servile, e l’altro nella tiepidezza sua, cioè che in quella .simplicitá, non esercitandola, non vi s’intepidisse dentro. Si che questo è uno chiamare comune.

E1 terzo e il quarto è di coloro che, levati dal timore, sono gionti all’amore e a speranza, gustando la divina mia misericordia, ricevendo molti doni e consolazioni da me, per le quali l’occhio, che satisfa al sentimento del cuore, piagne; ma perché ancora è imperfetto, mescolato col pianto sensitivo spirituale, come detto è, giogne, esercitandosi in virtú, al quarto, dove l’anima, cresciuta in desiderio, uniscesi e conformasi con la mia volontá, in tanto che non può volere né desiderare se non quel ch’Io voglio, vestito della caritá del prossimo, unde traie uno pianto d’amore in sé e dolore dell’offesa mia e danno del prossimo suo. Questo è unito con la quinta e ultima perfezione, dove egli si unisce in veritá, dove è cresciuto el fuoco del santo desiderio, dal quale desiderio el dimonio fugge e non può percuotere l’anima, né per ingiuria che le fusse fatta, perché ella è fatta paziente nella caritá del prossimo, non per consolazione né spirituale né temporale, però che per odio e vera umilitá le spregia.

Egli è ben vero che’l dimonio dalla parte sua non dorme mai, ma insegna a voi negligenti che nel tempo del guadagno .state a dormire. Ma la sua vigilia a questi cotali non può nuocere, perché non può sostenere il calore della caritá loro né l’odore dell’unione che ha fatta in me, mare pacifico, dove l’anima non può essere ingannata mentre che stará unita in me. Si che fugge come fa la mosca dalla pignatta che bolle, per paura che ha del fuoco: se fusse tiepida, non temarebbe, ma andarebbevi dentro, benché spesse volte egli vi perisce, trovandovi piú caldo che non si imaginava. E cosi diviene dell’anima prima