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lo cognoscimento che trasse del cordiale amore, vedendo, gustando e provando el fuoco della mia caritá. Gionti sonno costoro alla bocca, e però el dimostrano facendo l’officio della bocca. La bocca parla con la lingua die è nella bocca; el gusto gusta. La bocca ritiene porgendolo allo stomaco. I denti schiacciano, però che in altro modo noi potrebbe inghiottire.

Or cosi l’anima: prima parla a me con la lingua che sta nella bocca del santo desiderio, cioè la lingua della santa e continua orazione. Questa lingua parla attuale e mentale: mentale, offerendo a me dolci e amorosi desidèri in salute dell’anime; e parla attuale, anunziando la dottrina della mia Veritá, amonendo, consigliando e confessando senza alcuno timore di propria pena die’l mondo le volesse dare, ma arditamente confessa innanzi a ogni creatura, in diversi modi, e a ciascuno secondo lo stato suo.

Dico che mangia prendendo el cibo dell’anime, per onore di me, in su la mensa della santissima croce, però che in altro modo né in altra mensa noi potrebbe mangiare in veritá perfettamente. Dico che lo schiaccia co’ denti, però che in altro modo noi potrebbe inghiottire: cioè con l’odio e con l’amore,* e’ quali sonno due filaia di denti nella bocca del .santo desiderio, che riceve il cibo schiacciando con odio di sé e con amore della virtú. In sé e nel prossimo suo schiaccia ogni ingiuria, scherni, villanie, strazi e rimproveri con le molte persecuzioni; sostenendo fame e sete, freddo e caldo e penosi desidèri, lagrime e sudori per salute deH’anime. Tutti gli schiaccia per onore di me, portando e sopportando el prossimo suo. E poi che l’ha schiacciato, el gusto el gusta, asaporando el frutto della fadiga e il diletto del cibo dell’anime, gustandolo nel fuoco della caritá mia e del prossimo suo. E cosi giogne questo cibo nello stomaco, che per lo desiderio e fame dell’anime s’era disposto a volere ricevere (cioè lo stomaco del cuore, col cordiale amore, diletto e dilezione di caritá col prossimo suo; dilettandosene e rugumando per si fatto modo, che perde la tenarezza della vita corporale, per potere mangiare questo cibo (preso in sulla mensa della croce) della dottrina di Cristo crocifisso.

Santa Caterina da Siena, Libro della divina dottrina .

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