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costantemente il verbo «congiungere» al verbo «unire» usato dalla santa; e dove ella chiama Dio «Veritá eterna», essi hanno qualche volta «Virtude eterna»: altri giunse perfino a fare del «glorioso Paolo mio banditore» il «glorioso Paolo mio trombetta» !

La piú nota edizione del Libro è quella pubblicata a cura di Girolamo Gigli; il quale dal 1707 in poi pubblicò in quattro volumi le opere della vergine senese. Nel primo è la Leggenda di santa Caterina del beato Raimondo da Capua nel volgarizzamento del canonico Bernardino Pecci; nel secondo e terzo le Lettere ; nel quarto, oltre al Libro sono: il Trattato della consumata perfezione^ 1 ), ventisette orazioni della santa, la relazione di una dottrina spirituale di santa Caterina (scritta ( 2 3 ) da un frate inglese, Guglielmo Flètè, degli eremitani di Sant’Agostino in Lecceto, discepolo di lei), e alcuni brani del discorso che la santa fece ai suoi discepoli pochi momenti prima di morire.

L’edizione del Gigli è importante specialmente per le copiose notizie ch’egli raccolse intorno a Caterina ed alle persone del suo tempo che ebbero relazione con lei ; in guisa che tutti coloro i quali posteriormente ne scrissero, attinsero da lui. Inoltre questa edizione ha il pregio di essere stata fatta sopra uno dei migliori e piú antichi codici, che il Gigli suppone essere di mano di Stefano Maconi, perché in fine del Libro vi si leggono le parole: «Prega per lo tuo inutile fratello», le quali il Maconi soleva porre a piè delle lettere dettategli da Caterina.

E il Gigli non solo scelse con avvedutezza il testo della sua edizione, ma fece anche diligenti confronti con altri antichi mss., si da non meritare la taccia, che gli è stata fatta recentemente (3), di non aver riprodotto quel codice. Egli adottò, è vero, alcune

(1) Si trova in un piccolo codice latino della Vaticana. Fu pubblicato in Venezia nel 1543 in un piccolo volume, che contiene altre pie operette, del quale la Casanatense possiede un esemplare. Fu stampato separatamente a Lovanio nel 1554, e ve n’ è una copia nella biblioteca Barberina. Il Gigli 1 ’ ha dato nella versione italiana dell’ab. Piccolomini ; ve ne sono però altre traduzioni italiane, ed anche una inglese stampata a Londra nel 1895.

(2) Fu scritta in latino l’anno 1376. Se ne conserva un antico ms. nella Comunale di Siena, con la segnatura T. 11, 7 c. 29 v. e 30 v. Il Gigli la pubblicò in italiano.

(3) Ieanne Anziani, Pour le texte du Dialogue de satnte Catherine de Sienne, nel Bulletin italien, luglio-settembre 1911.