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Ma, poiché la pace avvenne sul finire del luglio 137S, Caterina non potè trovarsi a Siena prima di quel tempo (0; ed, essendo stato quel suo libro condotto a termine nell’ottobre del medesimo anno, come rilevasi da alcuni codici, se ne dovrebbe concludere che fosse stato scritto in tre mesi.

Altri particolari circa il modo di comporlo abbiamo nelle Memorie di un notaio senese, ser Cristofano di Gano Guidini, discepolo di Caterina ed uno dei suoi segretari ( 1 2 3 4 5 ). Ecco il suo ingenuo racconto.

Anco la detta serva di Cristo fece una notabile cosa, cioè uno libro, el quale è di volume d’uno messale; e questo fece tutto essendo ella in astrazione, perduti tutti e’ sentimenti, salvo che la lengua. Dio Padre parlava in liei, ed ella rispondeva e dimandava, ed ella medesima recitava le parole di Dio Padre dette a liei, e anco le sue medesime, che ella diceva e dimandava a lui; e tutte queste parole erano per volgare... Questo libro fu poi intitolato cosi: «Libro de la divina dottrina , data per la persona di Dio Padre parlando allo intelletto de la gloriosa e santa vergine Caterina da Siena, dell’abito de la penitenzia, dell’ordine de’ predicatori, e scritto essa dettando in volgare, essendo essa in ratto, e udendo attualmente, dinanzi da piú e piú, quello che in liei Dio parlava», ecc. Ella diceva e uno scriveva: quando ser Barduccio (3), quando el detto donno Stefano (4), e quando Neri di Landoccio (5). Questo a udire pare che sia cosa da non crédare; ma a coloro, che lo scrissero e udirò, nollo pare cosi ; e io so’ uno di quegli. Poi, perché el dicto libro era ed è per volgare, e chi sa gramatica o ha scienzia non legge tanto volontieri le cose che sono per volgare quanto fa quelle per léttara; per me medesimo, e anco per utilitá del prossimo, mossimi, e fecilo per léttara puramente secondo el testo, non agiognendovi cavelle; e ine m’ingegnai di farlo el meglio ch’io seppi, e pugnai parecchie anni a mio diletto, quando uno pezzo quando uno altro. Poiché co’ la grazia di Dio l’ebbi fatto, el mandai a Pontignano a donno Stefano di Currado, ché el correggesse, perciocché

(1) Nelle annotazioni ad alcune lettere inedite dei discepoli di Caterina, pubblicate, insieme con la Leggenda minore della santa, da Francesco Grottanelli, Bologna G. Romagnoli, 1868, si legge: «Solo nel 1378 pare che da Firenze (Caterina) si restituisse in patria nel mese di luglio, ma non è certo».

(2) Furon pubblicate néWArch. stor. ita!., iv (1843), 29-48.

(3) Barduccio di Piero Canigiani, uno dei suoi discepoli.

(4) Stefano di Currado Maconi, uno dei piú insigni discepoli della santa, vesti, a consiglio di lei, l’abito di certosino, fu priore della certosa di Pavia e poi superiore generale dell’ordine.

(5) Ranieri, o Neri di Landoccio Pagliaresi, nobile senese, anch’egli segretario di Caterina, la quale gli affidò missioni per Gregorio xi, Urbano vi e per la regina Giovanna di Napoli.