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rimproverio e vergogna e senza conpassione eglino son tractati, perché si facevano amare e erano amati per le ricchezze e non per virtú che fussero in loro. Ché, se fussero stati amati e fussersi facti amare per le virtú che fussero state in loro, non sarebbe levata la reverenzia né l’amore, perché la sustanzia temporale fuxe perduta e non la ricchezza delle virtú.

Oh, come è grave loro a portare nella coscienzia loro questi pesi! E l’è si grave, che in questo camino della perregrinazione non può còrrire né passare per la porta strecta. Nel sancto Evangelio vi disse cosi la mia Veritá: che «egli è piú inpossibile ad intrare uno ricco a vita etterna che uno camello per una cruna d’aco». Ciò sonno coloro che con disordenato e miserabile aflfecto posseggono o desiderano la ricchezza. Però che molti sonno quelli che sonno povari, si com’Io ti dixi, e per aflfecto d’amore disordenato posseggono tucto il mondo con la loro volontá, se essi el potessero avere. Questi non possono passare per la porta, però che ella è strecta e bassa; unde, se non gittano il carico a terra e non ristrengono l’aflfecto loro nel mondo e chinano il capo per umilitá, non ci potranno passare. E non ci è altra porta che gli conduca ad vita se non questa. Ècci la porta larga che gli mena a l’etterna dannazione; e, come ciechi, non pare che veggano la loro ruina, che in questa vita gustano l’arra de l’inferno. Però che in ogni modo ricevono pena, desiderando quello che non possono avere. Non avendo, hanno pena, e se e’ perdono, perdono con dolore. Con quella misura hanno il dolore, che essi la possedevano con amore. Perdono la dileczione del proximo, non si curano d’acquistare veruna virtú. Oh, fracidume del mondo! non le cose del mondo in loro, però che ogni cosa creai buona e perfecta, ma fracido è colui che con disordenato amore le tiene e cerca. Mai non potresti con la tua lingua narrare, figliuola mia, quanti sonno e’ mali che n’escono e veggonne e pruovanne tucto di; e non vogliono vedere né cognoscere il danno loro.