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di su la mensa, che pienamente un’altra volta n’ebbero abondantemente alla necessitá del corpo loro.

Queste sonno delle providenzie che Io uso co’ servi miei a quelli che son povari volontariamente; e non pure volontariamente, ma per spirito. Però che senza spirituale intenzione nulla lo’ varrebbe. Si come divenne a’ filosofi, che, per amore che avevano alla scienzia e volontá d’impararla, spregiavano le ricchezze e facevansi povari volontariamente; cognoscendo, di cognoscimento naturale, che la sollicitudine delle mondane ricchezze gli aveva ad inpedire di non lassarli giognere al termine loro della scienzia, el quale ponevano, per uno loro fine, dinanzi all’occhio de l’intellecto loro. Ma, perché questa volontá de la povertá non era spirituale, facta per gloria e loda del nome mio, però non avevano vita di grazia né perfeczione, ma morte etternale.

CAPITOLO CL

Dei mali che procedono dal tenere o desiderare disordinatamente le ricchezze temporali.

— Doli ! raguarda, carissima figliuola, quanta vergogna a’ miseri uomini amatori delle ricchezze, che non seguitano il cognoscimento che lo’ porge la natura per acquistare il sommo ed etterno Bene! Lo fanno questi filosofi, che, per amore della scienzia, cognoscendo che e’ l’era inpedimento, le gittavano da loro. E questi de le ricchezze si vogliono fare uno idio. E questo manifesta ch’egli è cosi : che essi si dogliono piú quando perdono la ricchezza e substanzia temporale che quando perdono me, che so’ somma ed etterna ricchezza. Se tu raguardi bene, ogni male n’esce di questo disordenato desiderio e volontá della ricchezza.

Egli n’esce la superbia, volendo essere il maggiore; la ingiustizia in sé e in altrui; l’avarizia, che per l’appetito della pecunia non si cura di robbare il fratello suo, né di tollere quello della sancta Chiesa, che è acquistato col sangue del Verbo unigenito