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de l’umile e immaculato Agnello, unigenito mio Figliuolo. E non si vergognano essi e tucta l’umana generazione d’insuperbire vedendo me, Dio, umiliato a l’uomo, dandovi el Verbo del mio Figliuolo nella carne vostra? E questo Verbo veggono, per l’obbedienzia eh’ Io li posi, corrire e umiliarsi a l’obrobriosa morte della croce. Egli ha el capo chinato per te salutare, la corona in capo per te ornare, le braccia stese per te abracciare e i piei conficti per teco stare. E tu, misero uomo, che se’ facto ministro di questa larghezza e di tanta umilitá, debbi abbracciare la croce; e tu la fuggi ed abracciti con le inique e inmonde creature. Tu debbi stare fermo e stabile, seguitando la doctrina della mia Veritá, conficcando il cuore e la mente tua in Lui; e tu ti volli come la foglia al vento, e per ogni cosa vai a vela. Se ella è prosperitá, ti muovi con disordinata allegrezza; e se ella è adversitá, ti muovi per impazienzia, e cosi trai fuore il mirollo della superbia, cioè la impazienzia; però che come la caritá ha per suo merollo la pazienzia, cosi la impazienzia è il merollo della superbia. Unde d’ogni cosa si turbano e si scandalizzano coloro che sonno superbi e iracundi.

E tanto m’è spiacevole la superbia, che ella cadde di cielo quando l’angelo volse insuperbire. La superbia non saghe in cielo, ma vanne nel profondo de l’inferno; e però dixe la mia Veritá: «Chi si exaltará, cioè per superbia, sará umiliato; e chi se umilia, sará exaitato». In ogni generazione di gente mi dispiace la superbia, ma molto piú in questi ministri, si come Io t’ho decto, perché Io gli ho posti nello stato umile a ministrare l’umile Agnello; ma essi fanno tucto el contrario. E come non si vergogna el misero sacerdote d’insuperbire, vedendo me umiliato a voi dandovi el Verbo de l’unigenito mio Figliuolo? E loro n’ho facti ministri, e il Verbo per l’obbedienzia mia s’è umiliato a l’obrobriosa morte della croce ! Egli ha el capo spinato; e questo misero leva el capo contra me e contra el proximo suo, e d’agnello umile, che egli debba essere, è facto montone con le corna della superbia, e chiunque se gli accosta, percuote.

O disaventurato uomo ! Tu non pensi che tu non puoi escire di me. È questo l’officio che Io t’ho dato, che tu percuota me

Santa Caterina da Siena, Libro della divina dottrina.

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