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E1 contrario che fanno coloro che hanno la virtú della discrezione: che, poi che hanno renduto il debito che detto è a me e a loro, rendono poi al proximo il principale debito de l’affecto della caritá e de l’umile e continua orazione. E1 quale debba rendere ciascuno l’uno a l’altro; e rendeli debito di doctrina, di sancta e onesta vita per exemplo, consigliandolo e aitandolo secondo che gli è di bisogno a la salute sua, come di sopra ti dixi.

In ogni stato che l’uomo è, o signore o prelato o subdito, se egli ha questa virtú, ogni cosa che fa e rende al proximo suo fa discretamente e con affecto di caritá, perché elle sonno legate e innestate insieme e piantate nella terra della vera umilitá, la quale esce del cognoscimento di sé.

CAPITOLO X

Similitudine come la caritá, l’umilitá e la discrezione sono unite insieme; a la quale similitudine l’anima si debba conformare.

— Sai come stanno queste tre virtú? come se tu avessi uno cerchio tondo posto sopra la terra; e nel mezzo del cerchio escisse uno arbore con uno figliuolo dallato unito con lui. L’arbore si notrica nella terra che contiene la larghezza del cerchio, ché se egli fusse fuore della terra, l’arbore sarebbe morto e non darebbe fructo infino che non fusse piantato nella terra.

Or cosi ti pensa che l’anima è uno arbore facto per amore, e però non può vivere altro che d’amore. È vero che, se ella non ha amore divino di perfecta ■ caritá, non produce fructo di vita ma di morte. Conviensi che la radice di questo arbore, cioè l’affecto de l’anima, stia e non esca del cerchio del vero cognoscimento di sé; el quale cognoscimento di sé è unito in me che non ho né principio né fine, si come el cerchio che è tondo; ché quanto tu ti vai ravollendo dentro nel cerchio, non truovi né fine né principio; e pure dentro vi ti truovi. Questo cognoscimento di sé e di me in sé, truova e sta sopra