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di non darle actuali lagrime d’occhio, ma dolle le mentali solamente di cuore, piene di fuoco della divina mia caritá. Si che in ogni stato e in ogni tempo saranno piacevoli a me, pure che l’occhio de l’intellecto non si serri mai col lume della fede da l’obiecto della mia veritá etterna con affecto d’amore. Però ch’io so’medico, e voi infermi; e do a tucti quello che è di necessitá e di bisogno a la vostra salute e a crescere la perfeczione ne l’anima vostra.

Questa è la veritá, e la dichiarazione degli stati delle decte lagrime dichiarate da me, Veritá etterna, a te dolcissima mia figliuola. Anniègati dunque nel sangue di Cristo crocifixo, umile, crociato, inmaculato Agnello, unigenito mio Figliuolo, crescendo in continua virtú, acciò che si nutrichi el fuoco della divina mia caritá in te.

CAPITOLO XCII

Come li quatro stati di questi predecti cinque stati de le lagrime danno infinite varietadi di lagrime. E come Dio vuole essere servito con cosa infinita e non con cosa finita.

— Questi cinque stati predecti sonno come cinque principali canali de’ quali e’ quattro dánno abondanzia e infinite varietá di lagrime, che tucte dánno vita, se sonno exercitate in virtú, come detto t’ho. Come infinite? Non dico che in questa vita siate infiniti in pianto, ma «infinite» le chiamo per lo infinito desiderio de l’anima.

Ora t’ho decto come la lagrima procede dal cuore, e il cuore la porge a l’occhio, avendola ricolta ne l’affocato desiderio: si come el legno verde che sta nel fuoco, che per lo caldo geme l’acqua, perché egli è verde (ché, se fusse secco, giá non gemarebbe); cosi el cuore, rinverdito per la rinnovazione della grazia, tráctane la secchezza de l’amore proprio che disecca l’anima. Si che sonno unite fuoco e lagrime, cioè desiderio affocato. E perché il desiderio non finisce mai, non si sazia