Pagina:Caterina da Siena – Libro della divina dottrina, 1912 – BEIC 1785736.djvu/16

danno in generale e in particulare. In generale è perché séte tenuti d’amare il prossimo vostro come voi medesimi ; amandolo dovete sovenirlo spiritualmente con l’orazione e con la parola, consigliandolo e aitandolo spiritualmente e temporalmente secondo che fa bisogno alla sua necessitá, almeno volontariamente, non avendo altro. Non amando me, non ama lui; non amandolo, non el soviene; offende innanzi se medesimo che si tolle la grazia, e offende il prossimo tollendoli, perché non gli dá l’orazione e i dolci desidèri che è tenuto d’offerire dinanzi a me per lui. Ogni sovenire che egli fa debba uscire della dileczione che egli gli ha per amore di me.

Cosi ogni male si fa per mezzo del prossimo, cioè che, non amando me, non è nella caritá sua. E tucti e’ mali dependono perché l’anima è privata della caritá di me e del prossimo suo. Non facendo bene, séguita che fa male; facendo male, verso cui el fa e dimostra? verso se medesimo in prima e del proximo; non verso di me, ché a me non può fare danno se none in quanto Io reputo facto a me quello che fa ad altrui. Fa danno a sé di colpa, la qual colpa el priva della grazia; peggio non si può fare. Al proximo fa danno non dandoli el debito che gli debba dare della dileczione e dell’amore, col quale amore il debba sovenire con l’orazione e sancto desiderio offerto a me per lui.

Questo è uno sovenimento generale che si debba fare a ogni creatura che ha in sé ragione. Utilitá particulari sonno quelle che si fanno a coloro che vi sonno piú da presso dinanzi agli occhi vostri, de’ quali séte tenuti di sovenire l’uno a l’altro con la parola e doctrina e exemplo di buone operazioni, e in tucte l’altre cose che si vede che egli abbi bisogno; consigliandolo schiectamente come se medesimo e senza passione di proprio amore. Egli non el fa, perché giá è privato della dileczione verso di lui. Si che vedi che, non facendolo, gli fa danno particulare; e non tanto che gli facci danno non facendoli quel bene che egli può, ma e’ gli fa male e danno assiduamente. Come? Per questo modo: el peccato si fa actuale e mentale; mentale è giá facto, ché ha conceputo piacere del peccato e