Pagina:Castinelli - Delle strade ferrate in Toscana,1842.djvu/15


)( 15 )(

strare, questa linea termina alle ultime onde del largo Appennino di Romagna, fra le quali è Firenze, e da ogni altra parte non reca nuovi e comodi sbocchi al commercio esterno; mentre considerata come braccio di transito interno oltrepassa colla sua lunghezza le proporzioni di uno stato come la Toscana. Che se mediante la Strada Porrettana le merci di Bologna verranno assai più comodamente a Pistoja di quello che non vengono adesso a Firenze, il solo forare Serravalle per agevolarne il trasporto fino all’imbarco per Livorno, produrrebbe un bene che la strada ferrata Leopolda non può mai produrre. Essa gioverà non ne dubito ad accrescere l’affluenza dei forestieri verso Firenze, al che gioveranno pure i progettati bracci di Pistoja e di Lucca. Ogni forestiere potrà così toccare sei città in un giorno, invece d’impiegare sei giorni nel solo viaggio. Ma siamo noi certi che resterà perciò più danaro in Toscana, ancorchè il numero dei viaggiatori cresca dall’uno al cinque?

30. Concludo riepilogando: I. Che in Toscana come in ogni altra parte d’Italia, acciocchè un tronco di Strada ferrata sia vero elemento di prosperità nazionale, deve coi suoi punti estremi ed intermedj andare incontro alle comunicazioni più importanti con gli altri stati, ossia dee far parte di una linea italiana.

II. Che la Toscana avendo il suo lato più lungo e più piano, parallelo al lido del Mediterraneo, deve distendere la sua linea ferrata principale in quella direzione, allacciando con essa più punti che può alle falde dell’Appennino, e fra questi quelli che più si avvicinano ad estese pianure d’Oltremonte.

III. Che fra le città subappennine fornite di siffatti requisiti non è da annoverarsi Firenze, e che la Strada Leopolda servendo solo ad unire Firenze col Mare, è un braccio e non una linea; e come braccio sembra troppo lungo e troppo costoso.

IV. Che d’altronde la linea per Pistoja e per le altre città subappennine proposta nel 1838 dall’Ingegner Carlo Martelli di Prato è più lunga d’ogni altra, e lambendo sempre i confini del Granducato non cura i molti interessi che hanno sede invariabile nella sezione meridionale.

V. Che la linea da me prescelta, mentre non trascura Firenze (e a niun italiano di senno può venire in testa di trascurarla) e mentre non allunga in modo sensibile la sua congiunzione con Livorno, accenna a Bologna per Pistoja, a