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libro secondo. | 77 |
state al mondo concesse per grazia e don della natura, subito
i vizii, per quella concatenata contrarietà, necessariamente
le furono compagni; di modo che sempre, crescendo o mancando
l’uno, forza è che così l’altro cresca o manchi.
III. Però quando i nostri vecchi laudano le corti passate, perchė non aveano gli uomini così viziosi come alcuni che hanno le nostre, non conoscono che quelle ancor non gli aveano così virtuosi come alcuni che hanno le nostre; il che non è maraviglia: perchè niun male è tanto malo, quanto quello che nasce dal seme corrotto del bene; e però producendo adesso la natura molto miglior ingegni che non facea allora, sì come quelli che si voltano al bene fanno molto meglio che non facean quelli suoi, così ancor quelli che si voltano al male fanno molto peggio. Non è adunque da dire, che quelli che restavano di far male per non saperlo fare, meritassero in quel caso laude alcuna; perchè avvenga che facessero poco male, faceano però il peggio che sapeano. E che gli ingegni di que’ tempi fossero generalmente molto inferiori a que’ che son ora, assai si può conoscere da tutto quello che d’essi si vede, così nelle lettere, come nelle pitture, statue, edificii, ed ogni altra cosa. Biasimano ancor questi vecchi in noi molte cose che in sè non sono nė buone nė male, solamente perchè essi non le faceano; e dicono, non convenirsi ai giovani passeggiar per le città a cavallo, massimamente nelle mule; portar fodre di pelle, nè robe lunghe nel verno; portar berretta, finchè almeno non sia l’uomo giunto a diciotto anni, ed altre tai cose: di che veramente s’ingannano; perchè questi costumi, oltra che sian commodi ed utili, son dalla consuetudine introdotti, ed universalmente piacciono, come allor piacea l’andar in giornea con le calze aperte e scarpette pulite, e, per esser galante, portar tutto di un sparvieri in pugno senza proposito, e ballar senza toccar la man della donna, ed usar molti altri modi, i quali, come or sariano goffissimi, allor erano prezzati assai. Però sia licito ancor a noi seguitar la consuetudine de’ nostri tempi, senza esser calunniati da questi vecchi, i quali spesso, volendosi laudare, dicono: Io aveva vent’anni, che ancor dormiva con mia madre e mie sorelle, nè seppi ivi a