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56 | il cortegiano |
più che l’essere buoni, facilmente conseguono la scienza di
futto quello che a ciò bisogna; però di questo non ragioneremo
più avanti.
XLI. Ma, oltre alla bontà, il vero e principal ornamento dell’animo in ciascuno penso io che siano le lettere: benchè i Franzesi solamente conoscano la nobilità delle arme, e tutto il resto nulla estimino; di modo che, non solamente non apprezzano le lettere, ma le aborriscono; e tutti i letterati tengon per vilissimi uomini; e pare lor dir gran villania a chi si sia, quando lo chiamano clero. — Allora il Magnifico Juliano, Voi dite il vero, rispose, che questo errore già gran tempo regna tra’ Franzesi; ma se la buona sorte vuole che monsignor d’Angolem, come si spera, succeda alla corona, estimo che si come la gloria dell’arme fiorisce e risplende in Francia, così vi debba ancor con supremo ornamento fiorir quella delle lettere: perchè non è molto ch’io, ritrovandomi alla corte, vidi questo signore, e parvemi che, oltre alla disposizion della persona e bellezza di volto, avesse nell’aspetto tanta grandezza, congiunta però con una certa graziosa umanità, che ’l reame di Francia gli dovesse sempre parer poco. Intesi da poi da molti gentiluomini, e franzesi ed italiani, assai dei nobilissimi costumi suoi, della grandezza dell’animo, del valore e della liberalità; e tra l’altre cose fummi detto, che egli sommamente amava ed estimava le lettere, ed avea in grandissima osservanza tutti e’ litterati; e dannava i Franzesi proprii dell’esser tanto alieni da questa professione, avendo massimamente in casa un così nobil Studio come è quello di Parigi, dove tutto il mondo concorre. — Disse allor il Conte: Gran maraviglia è che in così tenera età, solamente per istinto di natura, contra l’usanza del paese, si sia da sè a sè volto a così buon cammino; e perchè li sudditi sempre seguitano i costumi de’ superiori, può esser che, come voi dite, i Franzesi siano ancor per estimar le lettere di quella dignità che sono: il che facilmente, se vorranno intendere, si potrà lor persuadere; perchè niuna cosa più da natura è desiderabile agli uomini nè più propria che il sapere; la qual cosa gran pazzia è dire o credere che non sia sempre buona. È