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40 | il cortegiano |
maggior diligenza, per farla più colta e castigata; non però
di modo, che le parole scritte siano dissimili dalle dette, ma
che nello scrivere si eleggano delle più belle che s’usano
nel parlare. E se nello scrivere fosse licito quello che non è
licito nel parlare, ne nascerebbe un inconveniente al parer
mio grandissimo: che è, che più licenza usar si poria in
quella cosa nella qual si dee usar più studio; e la industria
che si mette nello scrivere, in loco di giovar, nocerebbe. Però
certo è, che quello che si conviene nello scrivere, si convien
ancor nel parlare; e quel parlar è bellissimo, che è simile ai
scritti belli. Estimo ancora, che molto più sia necessario l’esser
inteso nello scrivere, che nel parlare; perchè quelli che
scrivono non son sempre presenti a quelli che leggono, come
quelli che parlano a quelli che parlano. Però io laudarei
che l’uomo, oltre al fuggir molte parole antiche toscane,
s’assicurasse ancor d’usare, e scrivendo e parlando, quelle
che oggidì sono in consuetudine in Toscana e negli altri lochi
della Italia, e che hanno qualche grazia nella pronuncia.
E parmi che chi s’impone altra legge, non sia ben sicuro
di non incorrere in quella affettazione tanto biasimata,
della qual dianzi dicevamo.
XXX. Allora messer Federico, Signor Conte, disse, io non posso negarvi che la scrittura non sia un modo di parlare. Dico ben, che se le parole che si dicono hanno in sè qualche oscurità, quel ragionamento non penetra nell’animo di chi ode, e passando senza essere inteso, diventa vano: il che non interviene nello scrivere; chè se le parole che usa il scrittore portan seco un poco non dirò di difficoltà, ma d’acutezza recondita, e non così nota come quelle che si dicono parlando ordinariamente, dànno una certa maggior autorità alla scrittura, e fanno che ’l lettore va più ritenuto e sopra di sè, e meglio considera, e si diletta dello ingegno e dottrina di chi scrive; e col buon giudicio affaticandosi un poco, gusta quel piacere che s’ha nel conseguir le cose difficili. E se la ignoranza di chi legge è tanta, che non possa superar quelle difficoltà, non è la colpa dello scrittore, è per questo si dee stimar che quella lingua non sia bella. Però, nello scrivere credo io che si convenga usar le parole