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26 il cortegiano


XVII. Ma per venire a qualche particolarità, estimo che la principale e vera profession del Cortegiano debba esser quella dell’arme; la qual sopra tutto voglio che egli faccia vivamente, e sia conosciuto tra gli altri per ardito e sforzato e fedele a chi serve. El nome di queste buone condizioni si acquisterà facendone l’opere in ogni tempo e loco; imperocchè non è licito in questo mancar mai senza biasimo estremo: e come nelle donne la onestà una volta macchiata mai più non ritorna al primo stato, così la fama d’un gentiluomo che porti l’arme, se una volta in un minimo punto si denigra per codardia o altro, rimprocchio, sempre resta vituperosa al mondo e piena d’ignominia. Quanto più adunque sarà eccellente il nostro Cortegiano in questa arte, tanto più sarà degno di laude; bench’io non estimi esser in lui necessaria quella perfetta cognizion di cose, e l’altre qualità, che ad un capitano si convengono; che per esser questo troppo gran mare, ne contentaremo, come avemo detto, della integrità di fede e dell’animo invitto, e che sempre si vegga esser tale: perchè molte volte più nelle cose piccole che nelle grandi si conoscono i coraggiosi; e spesso ne’ pericoli d’importanza, e dove son molti testimonii, si ritrovano alcuni i quali, benchè abbiano il core morto nel corpo, pur, spinti dalla vergogna o dalla compagnia, quasi ad occhi chiusi vanno inanzi, e fanno il debito loro, e Dio sa come; e nelle cose che poco premono, e dove par che possano senza esser notati restar di mettersi a pericolo, volentier si lasciano acconciare al sicuro. Ma quelli che ancor quando pensano non dover esser d’alcuno nè mirati nè veduti nè conosciuti, mostrano ardire, e non lascian passar cosa, per minima che ella sia, che possa loro esser carico, hanno quella virtù d’animo che noi ricerchiamo nel nostro Cortegiano. Il quale non volemo però che si mostri tanto fiero, che sempre stia in su le brave parole, e dica aver tolto la corazza per moglie, e minacci con quelle fiere guardature che spesso avemo vedute fare a Berto: chè a questi tali meritamente si può dir quello, che una valorosa donna in una nobile compagnia piacevolmente disse ad uno, ch’io per ora nominar non voglio; il quale essendo da lei, per onorarlo, invitato a danzare, e rifiutando esso e questo,