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libro quarto. 299


seco il suo prezioso tesoro; ed ancora per virtù della imagimazione si formerà dentro in sè stesso quella bellezza molto più bella che in effetto non sarà.

LXVII. Ma tra questi beni troveranne lo amante un altro ancor assai maggiore, se egli vorrà servirsi di questo amore come d’un grado per ascendere ad un altro molto più sublime; il che gli succederà, se tra sè andrà considerando, come stretto legame sia il star sempre impedito nel contemplar la bellezza d’un corpo solo; e però, per uscir di questo così angusto termine, aggiungerà nel pensier suo a poco a poco tanti ornamenti, che cumulando insieme tutte le bellezze farà un concetto universale62, e ridurrà la moltitudine d’esse alla unità di quella sola, che generalmente sopra la umana natura si spande: e così non più la bellezza particolar d’una donna, ma quella universale che tutti i corpi adorna, contemplarà; onde, offuscato da questo maggior lume, non curerà il minore, ed ardendo in più eccellente fiamma, poco estimerà quello che prima avea tanto apprezzato. Questo grado d’amore, benchè sia molto nobile, e tale che pochi vi aggiungono, non però ancor si può chiamar perfetto, perchè per esser la imaginazione potenza organica, e non aver cognizione se non per quei principii che le son somministrati dai sensi, non è in tutto purgata delle tenebre materiali; e però, benchè consideri quella bellezza universale astratta ed in sè sola, pur non la discerne ben chiaramente, nè senza qualche ambiguità, per la convenienza che hanno i fantasmi col corpo; onde quelli che pervengono a questo amore sono come i teneri augelli che cominciano a vestirsi di piume, che, benchè con l’ale debili si levino un poco a volo, pur non osano allontanarsi molto dal nido, a commettersi a’ venti ed al ciel aperto.

LXVIII. Quando adunque il nostro Cortegiano sarà giunto a questo termine, benchè assai felice amante dir si possa63 a rispetto di quelli che son sommersi nella miseria dell’amor sensuale, non però voglio che si contenti, ma arditamente passi64 più avanti, seguendo per la sublime strada drieto alla guida che lo conduce al termine della vera felicità; e così in loco d’uscir di sè stesso col pensiero, come bi-