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libro quarto. 297


dui corpi: onde il bascio si può più presto dir congiungimento d’anima che di corpo, perchè in quella ha tanta forza, che la tira a sè, e quasi la separa dal corpo; per questo tutti gl’inamorati casti desiderano il bascio, come congiungimento d’anima; e però il divinamente inamorato Platone dice, che basciando vennegli l’anima ai labri per uscir del corpo. E perchè il separarsi l’anima dalle cose sensibili, e totalmente unirsi alle intelligibili, si può denotar per lo bascio, dice Salomone nel suo divino libro della Cantica: Bascimi col bascio della sua bocca, per dimostrar desiderio che l’anima sua sia rapita dall’amor divino alla contemplazion della bellezza celeste di tal modo, che unendosi intimamente a quella abbandoni il corpo, —

LXV. Stavano tutti attentissimi al ragionamento del Bembo; ed esso, avendo fatto un poco di pausa, e vedendo che altri non parlava, disse: Poichè m’avete fatto cominciare a mostrar l’amor felice al nostro Cortegiano non giovane, voglio pur condurlo un poco più avanti; perchè ’l star in questo termine è pericoloso assai, atteso che, come più volte s’è detto, l’anima è inclinatissima ai sensi; e benchè la ragion col discorso elegga bene, e conosca quella bellezza non nascer dal corpo, e però ponga freno ai desiderii non onesti, pur il contemplarla sempre in quel corpo spesso preverte58 il vero giudicio; e quando altro male non ne avvenisse, il star assente dalla cosa amata porta seco molta passione, perchè lo influsso di quella bellezza, quando è presente, dona mirabil diletto all’amante, e riscaldandogli il core risveglia e liquefà alcune virtù sopite e congelate nell’anima, le quali nutrite dal calore amoroso si diffondono, e van pullulando intorno al core, e mandano fuor per gli occhi quei spiriti, che son vapori sottilissimi, fatti della più pura e lucida parte del sangue, i quali ricevono la imagine della bellezza59, e la formano con mille varii ornamenti; onde l’anima si diletta, e con una certa maraviglia si spaventa e pur gode, e, quasi stupefatta, insieme col piacere sente quel timore e riverenza che alle cose sacre aver si suole, e parle d’esser nel suo paradiso.

LXVI. L’amante adunque che considera la bellezza so-