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294 | il cortegiano |
natura umana nella età giovenile tanto è inclinata al senso, conceder si può al Cortegiano, mentre che è giovane, l’amar sensualmente; ma se poi ancor negli anni più maturi per sorte s’accende di questo amoroso desiderio, deve esser ben cauto, e guardarsi di non ingannar sè stesso, lasciandosi indur in quelle calamità che ne’ giovani meritano più compassione che biasimo, e per contrario ne’ vecchi più biasimo che compassione.
LXII. Però quando qualche grazioso aspetto di bella donna lor s’appresenta, compagnato da leggiadri costumi e gentil maniere, tale che esso, come esperto in amore, conosca il sangue suo aver conformità con quello; subito che s’accorge che gli occhi suoi rapiscano quella imagine e la portino al core, e che l’anima cominci con piacer a contemplarla, e sentir in sè quello influsso che la commove ed a poco a poco la riscalda, e che quei vivi spiriti che scintillan fuor per gli occhi tuttavia aggiungan nuova esca al foco: deve in questo principio provedere di presto rimedio, e risvegliar la ragione, e di quella armar la ròcca del cor suo; e talmente chiuder i passi al senso ed agli appetiti, che nè pet forza nè per inganno entrar vi possano. Così, se la fiamma s’estingue, estinguesi ancor il pericolo; ma s’ella persevera o cresce, deve allor il Cortegiano, sentendosi preso, deliberarsi totalmente di fuggir ogni bruttezza dell’amor volgare, e così entrar nella divina strada amorosa con la guida della ragione; e prima considerar che ’l corpo, ove quella bellezza risplende, non è il fonte ond’ella nasce, anzi che la bellezza, per esser cosa incorporea, e, come avemo detto, un raggio divino53, perde molto della sua dignità trovandosi congiunta con quel subjetto vile e corruttibile; perchè tanto più è perfetta quanto men di lui partecipa, e da quello in tutto separata è perfettissima52; e che così come udir non si può col palato, nè odorar con l’orecchie, non si può ancor in modo alcuno fruir la bellezza nè satisfar al desiderio ch’ella eccita negli animi nostrì col tatto, ma con quel senso del qual essa bellezza è vero objetto, che è la virtù visiva. Rimovasi adunque dal cieco giudicio del senso, e godasi con gli occhi quel splendore, quella grazia, quelle faville amorose, i risi, i modi e