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libro quarto. | 293 |
sempre negano, e conseguentemente son più caste che le
brutte, le quali non essendo pregate pregano altrui. — Rise
il Bembo, e disse: A questo argomento risponder non si
può. — Poi soggiunse: Interviene ancor spesso, che come gli
altri nostri sensi, così la vista s’inganna, e giudica per
bello un volto che in vero non è bello; e perchè negli occhi
ed in tutto l’aspetto d’alcune donne si vede talor una certa
lascivia dipinta con blandizie disoneste, molti, ai quali tal
maniera piace, perchè lor promette facilità di conseguire ciò
che desiderano, la chiamano bellezza: ma in vero è una impudenza
fucata, indegna di così onorato e santo nome. —
Tacevasi messer Pietro Bembo, e quei signori pur lo stimolavano
a dir più oltre di questo amore, e del modo di fruire
veramente la bellezza; ed esso in ultimo, A me par, disse,
assai chiaramente aver dimostrato che più felicemente, possan
amar i vecchi che i giovani; il che fu mio presupposto:
però non mi si conviene entrar più avanti. — Rispose il
conte Ludovico: Meglio avete dimostrato la infelicità de’ giovani
che la felicità de’ vecchi, ai quali per ancor non avete
insegnato che cammin abbian da seguitare in questo loro
amore, ma solamente detto che si lascin guidare alla ragione;
e da molti è riputato impossibile, che amor stia con
la ragione. —
LXI. Il Bembo pur cercava di por fine al ragionamento, ma la signora Duchessa lo pregò che dicesse; ed esso così rincominciò: Troppo infelice sarebbe la natura umana, se l’anima nostra, nella qual facilmente può nascere questo così ardente desiderio, fosse sforzata a nutrirlo sol di quello che le è commune con le bestie, e non potesse volgerlo a quella altra nobil parte che a lei è propria; però, poichè a voi pur così piace, non voglio fuggir di ragionar di questo nobil soggetto. E perchè mi conosco indegno di parlar dei santissimi misterii d’amore, prego lui che muova il pensiero e la lingua mia, tanto ch’io possa mostrar a questo eccellente Cortegiano amar fuor della consuetudine del profano volgo; e così com’io insin da puerizia tutta la mia vita gli ho dedicata, siano or ancor le mie parole conformi a questa intenzione, ed a laude di lui. Dico adunque che, poichè la