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libro quarto. 281


spesso i soldati semplici divengon capitani, gli uomini privati re, e i sacerdoti papi, e i discepoli maestri, e così insieme con la dignità acquistano ancor il nome; onde forse si poria dir, che ’l divenir institutor del principe fosse il fin del Cortegiano. Benchè non so chi abbia da rifiutar questo nome di perfetto Cortegiano, il quale, secondo me, è degno di grandissima laude; e parmi che Omero, secondo che formo dui uomini eccellentissimi per esempio della vita umana, l’uno nelle azioni, che fu Achille, l’altro nelle passioni e toleranze, che fu Ulisse, così volesse ancora formar un perfetto Cortegiano, che fu quel Fenice, il qual, dopo l’aver narrato i suoi amori, e molte altre cose giovenili, dice esser stato mandato ad Achille da Peleo suo padre per stargli in compagnia, e insegnargli a dire e fare: il che non è altro, che ’l fin che noi avemo disegnato al nostro Cortegiano. Nė penso che Aristotele e Platone si fossero sdegnati del nome di perfetto Cortegiano, perchè si vede chiaramente che fecero l’opere della Cortegianía, ed attesero a questo fine, l’un con Alessandro Magno, l’altro coi re di Sicilia. E perchè officio è di buon Cortegiano conoscer la natura del principe e l’inclinazion sue, e cosi, secondo i bisogni e le opportunità, con destrezza entrar loro in grazia, come avemo detto, per quelle vie che prestano l’adito securo, e poi indurlo alla virtù: Aristotele così ben conobbe la natura d’Alessandro, e con destrezza così ben la secondò, che da lui fu amato ed onorato più che padre; onde, tra molti altri segni che Alessandro in testimonio della sua benivolenza gli fece, volse che Stagira sua patria, già disfatta, fosse reedificata; ed Aristotele, oltre allo indrizzar lui a quel fin gloriosissimo, che fu il voler fare che ’l mondo fosse come una sol patria universale, e tutti gli uomini come un sol popolo, che vivesse in amicizia e concordia tra sè sotto un sol governo ed una sola legge che risplendesse communemente a tutti come la luce del sole, lo formò nelle scienze naturali e nelle virtù dell’animo talmente, che lo fece sapientissimo, fortissimo, continentissimo, e vero filosofo morale, non solamente nelle parole ma negli effeltti; chè non si può imaginare più nobil filosofia, che indur al viver civile i popoli tanto efferati