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libro primo. 11


lezza congiunta ancor la cognizione d’infinite cose: ed, oltre a ciò, tanto la grandezza dell’animo suo lo stimolava, che, ancor che esso non potesse con la persona esercitar l’opere della cavalleria come avea già fatto, pur si pigliava grandissimo piacer di vederle in altrui; e con le parole, or correggendo or laudando ciascuno secondo i meriti, chiaramente dimostrava quanto giudicio circa quelle avesse; onde nelle giostre, nei torniamenti, nel cavalcare, nel maneggiare tutte le sorti d’arme, medesimamente nelle feste, nei giochi, nelle musiche, in somma in tutti gli esercizi convenienti a nobili cavalieri, ognuno si sforzava di mostrarsi tale, che meritasse esser giudicato degno di cosí nobile commercio.

IV. Erano adunque tutte l’ore del giorno divise in onorevoli e piacevoli esercizii cosí del corpo come dell’animo; ma perchè il signor Duca continuamente, per la infirmità, dopo cena assai per tempo se n’andava a dormire, ognuno per ordinario dove era la signora duchessa Elisabetta Gonzaga a quell’ora si riduceva; dove ancor sempre si ritrovava la signora Emilia Pia, la qual per esser dotata di cosí vivo ingegno e giudicio, come sapete, pareva la maestra di tutti, e che ognuno da lei pigliasse senno e valore. Quivi adunque i soavi ragionamenti e l’oneste facezie s’udivano, e nel viso di ciascuno dipinta si vedeva una gioconda ilarità, talmente che quella casa certo dir si poteva il proprio albergo della allegria: nè mai credo che in altro loco si gustasse quanta sia la dolcezza che da una amata e cara compagnia deriva, come quivi si fece un tempo; chè, lasciando quanto onore fosse a ciascun di noi servir a tal signore come quello che già di sopra ho detto, a tutti nascea nell’animo una somma contentezza ogni volta che al cospetto della signora Duchessa ci riducevamo; e parea che questa fosse una catena che tutti in amor tenesse uniti, talmente che mai non fu concordia di volontà o amore cordiale tra fratelli maggior di quello, che quivi tra tutti era. Il medesimo era tra le donne, con le quali si aveva liberissimo ed onestissimo commercio; chè a ciascuno era licito parlare, sedere, scherzare e ridere con chi gli parea: ma tanta era la reverenza che si portava al voler della signora Duchessa, che la medesima libertà era