Pagina:Castiglione - Il libro del Cortegiano.djvu/266

250 il cortegiano


sero le città, e colligassero insieme i cittadini; e volse che a quegli fosser date non come l’altre arti, nelle quali un perito basta per molti ignoranti, come è la medicina, ma che in ciascun fossero impresse; e ordinò una legge, che tutti quelli che erano senza giustizia e vergogna fossero, come pestiferi alle città, esterminati e morti. Eccovi adunque, signor Ottaviano, che queste virtù sono da Dio concesse agli uomini, e non s’imparano, ma sono naturali.

XII. Allor il signor Ottaviano, quasi ridendo, Voi adunque, signor Gasparo, disse, volete che gli uomini sian così infelici e di così perverso giudicio, che abbiano con la industria trovato arte per far mansueti gl’ingegni delle fiere, orsi, lupi, leoni, e possano con quella insegnare ad un vago augello volar ad arbitrio dell’uomo, e tornar dalle selve e dalla sua natural libertà volontariamente ai lacci ed alla servitù: e con la medesima industria non possano o non vogliano trovar arti, con le quali giovino a sè stessi, e con diligenza e studio faccian l’animo suo migliore? Questo, al parer mio, sarebbe come se i medici studiassero con ogni diligenza d’avere solamente l’arte da sanare il mal dell ungie, e lo lattume dei fanciulli, e lasciassero la cura delle febri, della pleuresia, e dell’altre infermità gravi; il che quanto fosse fuor di ragione, ognun può considerare. Estimo io adunque, che le virtù morali in noi non siano totalmente da natura, perchė niuna cosa si può mai assuefare a quello che le è naturalmente contrario; come si vede d’un sasso, il qual se ben diecemilia volte fosse gittato all’insù, mai non s’assuefaria andarvi da sè: però se a noi le virtù fossero cosi naturali come la gravità al sasso, non ci assuefaremmo mai al vizio. Nė meno sono i vizii naturali di questo modo, perchè non potremmo esser mai virtuosi; e troppo iniquità e sciocchezza saria castigar gli uomini di que’ difetti, che procedessero da natura senza nostra colpa; e questo error commetteriano le leggi, le quali non dànno supplicio ai malfattori per lo error passato, perchè non si può far che quello che è fatto non sia fatto, ma hanno rispetto allo avvenire, acciò che chi ha errato non erri più, ovvero col mal esempio non dia causa ad altrui d’errare; e così pur estimano