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libro terzo. | 235 |
il signor Gasparo, per sapergli correggere; — poi soggiunse:
Voi, signor Magnifico, or che ’l Cortegian si sa guadagnare
e mantener la grazia della sua signora, e tôrla al suo rivale,
sete debitor d’insegnarli a tener secreti gli amori suoi. — Rispose
il Magnifico: A me par d’aver detto assai: però fate
mo che un altro parli di questa secretezza. — Allora messer
Bernardo e tutti gli altri cominciarono di nuovo a fargli instanza;
e ’l Magnifico ridendo, Voi, disse, volete tentarmi;
troppo sete tutti ammaestrati in amore: pur, se desiderate
saperne più, andate e sì vi leggete Ovidio. — E come, disse
messer Bernardo, debb’io sperare che i suoi precetti vagliano
in amore, poiché conforta e dice esser bonissimo, che l’uom
in presenza della innamorata finga d’esser imbriaco? (vedete
che bella maniera d’acquistar grazia!) ed allega per un bel
modo di far intendere, stando a convito, ad una donna d’essere
inamorato, lo intingere un dito nel vino, o scriverlo in
su la tavola. — Rispose il Magnifico ridendo: In que’ tempi
non era vizio. — E però, disse messer Bernardo, non dispiacendo
agli uomini di que’ tempi questa cosa tanto sordida, è
da credere che non avessero così gentil maniera di servir
donne in amore come abbiam noi; ma non lasciamo il proposito
nostro primo, d’insegnar a tener l’amor secreto.
LXXIII. Allor il Magnifico, Secondo me, disse, per tener l’amor secreto bisogna fuggir le cause che lo publicano, le quali sono molte, ma una principale, che è il voler esser troppo secreto, e non fidarsi di persona alcuna: perchè ogni amante desidera far conoscer le sue passioni alla amata, ed essendo solo è sforzato a far molte più dimostrazioni e più efficaci, che se da qualche amorevole e fedele amico fosse ajulato; perchè le dimostrazioni che lo amante istesso fa, danno molto maggior sospetto, che quelle che fa per internunzii: e perchè gii animi umani sono naturalmente curiosi di sapere, subito che uno alieno comincia a sospettare, mette tanta diligenza, che conosce il vero, e conosciutolo, non ha rispetto di publicarlo, anzi talor gli piace; il che non interviene dell’amico, il qual, oltre che ajuti di favore e di consiglio, spesso rimedia quegli errori che fa il cieco inamorato, e sempre procura la secretezza, e provede a molte cose