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libro primo. 9

cosí ameni come forse alcun’altri che veggiamo in molti lochi, pur di tanto avuto ha il cielo favorevole, che intorno il paese è fertilissimo e pien di frutti; di modo che, oltre alla salubrità dell’aere, si trova abondantissima d’ogni cosa che fa mestieri per lo vivere umano. Ma tra le maggior felicità che se le possono attribuire, questa credo sia la principale, che da gran tempo in qua sempre è stata dominata da ottimi signori; avvenga che, nelle calamità universali delle guerre della Italia, essa ancor per un tempo ne sia restata priva. Ma non ricercando piú lontano, possiamo di questo far bon testimonio con la gloriosa memoria del duca Federico, il quale a’ dí suoi fu lume della Italia; né mancano veri ed amplissimí testimonii, che ancor vivono, della sua prudenzia, della umanità, della giustizia, della liberalità, dell’animo invitto e della disciplina militare: della quale precipuamente fanno fede le sue tante vittorie, le espugnazioni de lochi inespugnabili, la subita prestezza nelle espedizioni, l’aver molte volte con pochissime genti fugato numerosi e validissimi eserciti, né mai esser stato perditore in battaglia alcuna; di modo che possiamo non senza ragione a molti famosi antichi aguagliarlo. Questo, tra l’altre cose sue lodevoli, nell’aspero sito d’Urbino edificò un palazzo, secondo la opinione di molti il piú bello che in tutta Italia si ritrovi2; e d’ogni oportuna cosa sí ben lo forní, che non un palazzo ma una città in forma de palazzo esser pareva; e non solamente di quello che ordinariamente si usa, come vasi d’argento, apparamenti di camere di ricchissimi drappi d’oro, di seta e d’altre cose simili, ma per ornamento v’aggiunse una infinità di statue antiche di marmo e di bronzo, pitture singolarissime, instrumenti musici d’ogni sorte; né quivi cosa alcuna volse, se non rarissima ed eccellente. Appresso, con grandissima spesa adunò un gran numero di eccellentissimi e rarissimi libri greci, latini ed ebraici, quali tutti ornò d’oro e d’argento, estimando che questa fosse la suprema eccellenzia del suo magno palazzo.

III. Costui adunque, seguendo il corso della natura, già di sessantacinque anni, come era visso, cosí gloriosamente morí; ed un figliolino di diece anni, che solo maschio ave—