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libro terzo. | 219 |
ma di chi ha fatto che più virtà non siano al mondo; perchè
esso le ha date tutte quelle che vi sono. — Disse la signora
Duchessa ridendo: Or vedrete, che ’l signor Magnifico pur
ancor ne ritroverà qualche altra. — Rispose il Magnifico: In
vero, Signora, a me par d’aver detto assai, e, quanto per
me, contentomi di questa mia Donna; e se questi signori non
la voglion così fatta, lassinla a me.
LIII. Quivi tacendo ognuno, disse messer Federico: Signor Magnifico, per stimolarvi a dir qualche altra cosa voglio pur farvi una domanda circa quello che avete voluto che sia la principal professione della Donna di Palazzo, ed è questa: ch’io desidero intendere, come ella debba intertenersi circa una particolarità che mi par importantissima; chè, benchè le eccellenti condizioni da voi attribuitele includino ingegno, sapere, giudicio, desterità, modestia, ‘e tant’altre virtù, per le quali ella dee ragionevolmente saper intertenere ogni persona e ad ogni proposito, estimo io però che più che alcuna altra cosa le bisogni saper quello che appartiene ai ragionamenti d’amore; perchè, secondo che ogni gentil cavaliero usa per instrumento d’acquistar grazia di donne quei mobili esercizii, attilature e bei costumi che avemo nominati, a questo effetto adopra medesimamente le parole; e non solo quando è astretto da passione, ma ancora spesso per far onore a quella donna con cui parla; parendogli che ’l mostrar d’amarla sia un testimonio che ella ne sia degna, e che la bellezza e meriti suoi sian tanti, che sforzino ognuno a servirla. Però vorrei sapere, come debba questa donna circa al proposito intertenersi discretamente, e come rispondere a chi l’ama veramente, e come a chi ne fa dimostrazion falsa; e se dee dissimular d’intendere, o corrispondere, o rifiutare, e come governarsi.
LIV. Allor il signor Magnifico, Bisogneria prima, disse, insegnarle a conoscer quelli che simulan d’amare, e quelli che amano veramente; poi, del corrispondere in amore o no, credo che non si debba governar per voglia d’altrui, che di sè stessa. — Disse messer Federico: Insegnatele adunque quai siano i più certi e sicuri segni per discernere l’amor falso dal vero, e di qual testimonio ella si debba contentar per