Pagina:Castiglione - Il libro del Cortegiano.djvu/23


IL PRIMO LIBRO DEL CORTEGIANO

del conte baldesar castiglione

A MESSER ALFONSO ARIOSTO



I. Fra me stesso lungamente ho dubitato, messer Alfonso carissimo, qual di due cose piú difficil mi fosse; o il negarvi quel che con tanta instanzia piú volte m’avete richiesto, o il farlo: perché da un canto mi parea durissimo negar alcuna cosa, e massimamente laudevole, a persona ch’io amo sommamente e da cui sommamente mi sento esser amato; dall’altro ancor, pigliar impresa, la quale io non conoscessi poter condur a fine, pareami disconvenirsi a chi estimasse le giuste riprensioni quanto estimar si debbano. In ultimo, dopo molti pensieri, ho deliberato esperimentare in questo quanto ajuto porger possa alla diligenzia mia quella affezione e desiderio intenso di compiacere, che nelle altre cose tanto suole accrescere la industria degli omini.

Voi adunque mi richiedete ch’io scriva qual sia, al parer mio, la forma di Cortegianìa piú conveniente a gentiluomo che viva in corte de’ príncipi, per la quale egli possa e sappia perfettamente loro servire in ogni cosa ragionevole, acquistandone da essi grazia, e dagli altri laude; in somma, di che sorte debba esser colui, che meriti chiamarsi perfetto Cortegiano, tanto che cosa alcuna non gli manchi. Onde io, considerando tal richiesta, dico che, se a me stesso non paresse maggior biasimo l’esser da voi reputato poco amorevole, che da tutti gli altri poco prudente, arei fuggito questa fatica, per dubbio di non esser tenuto temerario da tutti quelli che conoscono, come difficil cosa sia, tra tante varietà di co-