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192 | il cortegiano |
dine che apparecchiato ti sia il sepolero, ch’io di te fo sacrificio
all’ombra di Sinatto. — Sbigottito Sinorige di queste
parole, e già sentendo la virtù del veneno che lo perturbava,
cercò molti rimedii; ma non valsero: ed ebbe Camma di
tanto la fortuna favorevole, o altro che si fosse, che inanzi
che essa morisse, seppe che Sinorige era morto. La qual
cosa intendendo, contentissima si pose al letto con gli occhi
al cielo, chiamando sempre il nome di Sinatto, e dicendo:
O dolcissimo consorte, or ch’io ho dato per gli ultimi doni
alla tua morte e lacrime e vendetta, nè veggio che più altra
cosa qui a far per te mi resti, fuggo il mondo, e questa senza
te crudel vita, la quale per te solo già mi fu cara. Viemmi
adunque incontra, signor mio, ed accogli così volontieri questa
anima, come essa volontieri a te ne viene: — e di questo
modo parlando, e con le braccia aperte, quasi che in quel
punto abbracciar lo volesse, se ne morì. Or dite, Frigio, che
vi par di questa? — Rispose il Frigio: Parmi che voi vorreste
far piangere queste donne. Ma poniamo che questo ancor
fosse vero, io vi dico che tai donne non si trovano più al
mondo.
XXVII. Disse il Magnifico: Si trovan sì; e che sia vero, udite. A’ dì miei fu in Pisa un gentiluomo, il cui nome era messer Tomaso; non mi ricordo di qual famiglia, ancora che da mio padre, che fu suo grande amico, sentissi più volte ricordarla. Questo messer Tomaso adunque, passando un dì sopra un piccolo legnetto da Pisa in Sicilia per sue bisogne, fu soprapreso d’alcune fuste de’ Mori, che gli furono adosso così all’improviso, che quelli che governavano il legnetto non se n’accorsero; e benchè gli uomini che dentro v’erano si difendessino assai, pur, per esser essi pochi, e gl’inimici molti, il legnetto con quanti v’eran sopra rimase nel poter dei Mori, chi ferito e chi sano, secondo la sorte, e con essi messer Tomaso, il qual s’era portato valorosamente, ed avea morto di sua mano un fratello d’un dei capitani di quelle fuste. Della qual cosa il Capitanio sdegnato, come possete pensare, della perdita del fratello, volse costui per suo prigioniero; e battendolo e straziandolo ogni giorno, lo condusse in Barberia, dove in gran miseria aveva deliberato