nata di tanta modestia e gentil costumi, che non men per
questo che per la bellezza era maravigliosa; e sopra l’altre
cose con tutto il core amava suo marito, il quale si chiamava
Sinatto. Intervenne che un altro gentiluomo, il quale era di
molto maggior stato che Sinatto, e quasi tiranno di quella
città dove abitavano, s’inamorò di questa giovane; e dopo
l’aver lungamente tentato pet ogni via e modo d’acquistarla,
e tutto in vano, persuadendosi che lo amor che essa portava
al marito fosse la sola cagione che ostasse a’ suoi desiderii,
fece ammazzar questo Sinatto. Così poi sollicitando
continuamente, non ne potè mai trar altro frutto che quello
che prima avea fatto; onde, crescendo ogni di più questo
amore, deliberò torla per moglie, benchè essa di stato gli
fosse molto inferiore. Così richiesti li parenti di lei da Sinorige
(chè così si chiamava lo innamorato), cominciarono a
persuaderla a contentarsi di questo, mostrandole, il consentir
essere utile assai, e ’l negarlo pericoloso per lei e per tutti
loro. Essa, poi che loro ebbe alquanto contradetto, rispose in
ultimo, esser contenta. I parenti fecero intendere la nuova
a Sinorige; il qual allegro sopra modo, procurò che subito si
celebrassero le nozze. Venuto adunque l’uno e l’altro a questo
effetto solennemente nel tempio di Diana, Camma fece
portar una certa bevanda dolce, la quale essa avea composta;
e così davanti al simulacro di Diana in presenza di Sinorige
ne bevvè la metà; poi di sua mano, perchè questo
nelle nozze s’usava di fare, diede il rimanente allo sposo; il
qual tutto lo bevvè. Camma come vide il disegno suo riuscito,
tutta lieta appiè della imagine di Diana s’inginocchiò,
e disse: O Dea, tu che conosci lo intrinseco del cor mio, siami
buon testimonio, come difficilmente dopo che ’l mio caro
consorte morì, contenuta mi sia di non mi dar la morte, e
con quanta fatica abbia sofferto il dolore di star in questa
amara vita, nella quale non ho sentito alcuno altro bene o
piacere, fuor che la speranza di quella vendetta che or mi
trovo aver conseguita: però allegra e contenta vado a trovar
la dolce compagnia di quella anima, che in vita ed in morte
più che me stessa ho sempre amata. E tu, scelerato, che pensasti
esser mio marito, in iscambio del letto nuziale dà or-