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libro terzo. 187


ancor molto maggior flagelli che non avemo.— Rise allora il Magnifico Juliano; e disse: Come avete voi, Signora, così ben indovinato ch’io parlava de’ frati, non avendo io loro fatto il nome? ma in vero, il mio non si chiama mormorare, anzi parlo io ben aperto e chiaramente; nè dico dei buoni; ma dei malvagi e rei, e dei quali ancor non parlo la millesima parte di ciò ch’io so. — Or non parlate de’ frati, rispose la signora Emilia; ch’io per me estimo grave peccato l’ascoltarvi, e però io, per non ascoltarvi, levarommi di qui.

XXI. Son contento, disse il Magnifico Juliano, non parlar più di questo; ma, tornando alle laudi delle donne, dico che ’l signor Gasparo non mi troverà uomo alcun singolare, ch’io non vi trovi la moglie, o figliola, o sorella, di merito eguale e talor superiore: oltra che molte son state causa di infiniti beni ai loro uomini, e talor hanno corretto di molti loro errori. Però essendo, come avemo dimostrato, le donne naturalmente capaci di quelle medesime virtù che son gli uomini, ed essendosene più volte veduto gli effetti, non so perchè, dando loro io quello che è possibile che abbiano e spesso hanno avuto e tuttavia hanno, debba esser estimato dir miracoli, come m’ha opposto il signor Gasparo; atteso che sempre sono state al mondo, ed ora ancor sono, donne così vicine alla Donna di Palazzo che ho formata io, come uomini vicini all’uomo che hanno formato questi signori.— Disse allora il signor Gasparo: Quelle ragioni che hanno la esperienza in contrario, non mi pajon buone; e certo s’io vi addimandassi quali siano o siano state queste gran donne tanto degne di laude, quanto gli uomini grandi ai quali son state moglie, sorelle o figliole, o che siano loro state causa di bene alcuno, o quelle che abbiano corretto i loro errori; penso che restareste impedito.

XXII. Veramente, rispose il Magnifico Juliano, niuna altra cosa poria farmi restar impedito, eccetto la moltitudine; e se ’l tempo mi bastasse, vi contarei a questo proposito la istoria d’Ottavia moglie di Marc’Antonio e sorella d’Augusto; quella di Porcia figliola di Catone e moglie di Bruto; quella di Gaja Cecilia moglie di Tarquinio Prisco; quella di Cornelia figliola di Scipione; e d’infinite altre che