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146 | il cortegiano |
mo studio, perchè è da credere che san Pietro e san Paolo
siano, come qui gli vedete, ancor in cielo così rossi, per vergogna
che la Chiesa sua sia governata da tali uomini come
sete voi.
LXXVII. Sono ancor arguti quei motti che hanno in sè una certa nascosta suspizion di ridere; come lamentandosi un marito molto, e piangendo sua moglie, che da sè stessa s’era ad un fico impiccata, un altro se gli accostò, e, tiratolo per la veste, disse: Fratello, potrei io per grazia grandissima aver un rametto di quel fico, per inserire in qualche albero dell’orto mio? — Son alcuni altri motti pazienti, e detti lentamente con una certa gravità; come, portando un contadino una cassa in spalla, urtò Catone con essa, poi disse: Guarda. — Rispose Catone: Hai tu altro in spalla che quella cassa? — Ridesi ancor quando un uomo, avendo fatto un errore, per rimediarlo dice una cosa a sommo studio, che par sciocca, e pur tende a quel fine che esso disegna, e con quella s’ajuta per non restar impedito. Come a questi dì, in consiglio di Fiorenza ritrovandosi doi nemici, come spesso interviene in queste republiche, l’uno d’essi, il quale era di casa Altoviti, dormiva; e quello che gli sedeva vicino, per ridere, benchè ’l suo avversario, che era di casa Alamanni, non parlasse nè avesse parlato, toccandolo col cubito lo risvegliò, e disse: Non odi tu ciò che il tal dice? rispondi, chè i Signori domandan del parer tuo.— Allor l’Altoviti, tutto sonnacchioso e senza pensar altro, si levò in piedi e disse: Signori, io dico tutto il contrario di quello che ha detto l’Alamanni. Rispose l’Alamanni: Oh, io non ho detto nulla. — Subito disse l’Altoviti: Di quello che tu dirai. — Disse ancor di questo modo maestro Serafino, medico vostro urbinate, ad un contadino, il qual, avendo avuta una gran percossa in un occhio, di sorte che in vero glielo avea cavato, deliberò pur d’andar per rimedio a maestro Serafino; ed esso vedendolo, benchè conoscesse esser impossibile il guarirlo, per cavargli denari delle mani, come quella percossa gli avea cavato l’occhio della testa, gli promise largamente di guarirlo; e così ogni dì gli addimandava denari, affermando che fra cinque o sei di cominciaria a riaver la vista. Il pover contadino glì dava quel