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sarebbe di grande utilità in correggere molti luoghi dubii od errati delle edizioni.

Non lieve difficoltà ci si presentava nella scelta della ortografia, in che si avessero a publicare le opere del nostro Autore. La maggior parte degli scrittori di quella età posero alla ortografia poca cura, scrivendo spesso le stesse parole con diversa forma, ora strettamente attenendosi all’etimologia, ora seguendo la pronunzia volgare. Non così il Castiglione, il quale, non nella tessitura dei periodi, ma nella scrittura dei vocaboli, reputa doversi conservare e conserva difatti la forma latina in modo, che le sue opere a’ nostri giorni riescirebbero di pressoché impossibile lettura. Noi pure opiniamo, e l’abbiamo altrove 1 dichiarato, doversi nella scrittura delle voci italiane seguire piuttosto l’etimologia, che non l’incerta ed incostante pronunzia del volgo. Ma questa regola non deve estendersi tant’oltre, che più che l’ortografia si muti la forma stessa dei vocaboli, ovvero si ammettano modi repugnanti all’indole della nostra lingua, figliola bensì della latina, ma avente regole, carattere, scrittura propria. Chi tolererebbe, che per popolo scrivessimo populo, come vuole il Castiglione, ed Hercule, ed excepto, e così via? Ritenemmo adunque bensì costantemente la forma di vocaboli adottata dall’Autore; ma quanto all’ortografia non la seguimmo se non in parte, onde non allontanarci di troppo dalla scrittura che l’Autore professa voler seguire, nè tuttavia rendere il libro illegibile.

Abbiamo conservato le più importanti fra le annotazioni dei precedenti editori, ed aggiuntone alcune nostre; alle annotazioni abbiamo premesso brevi cenni biografici sui personaggi introdotti dal Castiglione ad interlocutori nel Dialogo. Il testo fu con somma diligenza e a più riprese confrontato e

  1. Dialogo di Santo Gregorio: Volgarizzamento di Fra Domenico Cavalca. Testo di lingua ridotto alla vera lezione da Carlo Baudi da Vesme. Torino, Stamperia Reale, 1854: nella prefazione, a pag. xii.