d’altri, mediocri però, e non degni di maggior supplicio,
come le sciocchezze talor semplici, talor accompagnate da un
poco di pazzia pronta e mordace; medesimamente certe affettazioni
estreme; talor una grande e ben composta bugia..
Come narrò pochi dì sono, messer Cesare nostro una bella
sciocchezza, che fu, che ritrovandosi alla presenza del Podestà
di questa terra, vide, venire un contadino a dolersi che
gli era stato rubato un asino; il qual, poi che ebbe detto della
povertà sua e dell’inganno fattogli da quel ladro, per far più
grave la perdita sua, disse: Messere, se voi aveste veduto il
mio asino, ancor più conoscereste, quanto io. ho ragion di
dolermi; chè quando aveva il suo basto adosso, parea propriamente
un Tullio. — Ed un de’ nostri incontrandosi in
una matta di capre; inanzi alle quali era un gran becco, si
fermò, e con un volto maraviglioso disse: Guardate bel becco!
pare un san Paolo. — Un altro dice il signor Gasparo
aver conosciuto, il qual per essere antico servitore del duca
Ercole di Ferrara, gli avea offerto dui suoi piccoli figlioli per
paggi; e questi, prima che potessero venirlo a servire, erano
tutti dui morti: la qual cosa intendendo il signore, amorevolmente si
dolse col padre, dicendo. che gli pesava molto,
perchè in avergli veduti una sol volta gli eran parsi molto
belli e discreti figlioli; il padre gli rispose: Signor mio, voi
non avete veduto nulla; chè da pochi giorni in qua erano
riusciti molto più belli e virtuosi. ch’io non arei mai potuto
credere, e già cantavano insieme come dui sparvieri. — E
stando a questi di un dottor de’ nostri a vedere uno, che per
giustizia era frustato intorno alla piazza, ed avendone compassione,
perchè ’l meschino, benchè le spalle fieramente gli
sanguinassero, andava così lentamente come se avesse passeggiato
a piacere per passar tempo, gli disse: Cammina, poveretto,
ed esci presto di questo affanno. — Allor il buon
uomo rivolto, guardandolo quasi con maraviglia, stette un
poco senza parlare, poi disse: Quando sarai frustato tu, anderai
a modo tuo; ch’io adesso voglio andar al mio. Dovete
ancora ricordarvi quella sciocchezza, che poco fa raccontò
il signor Duca di quell’abbate; il quale essendo presente.
un dì che ’l duca Federico ragionava di ciò che sì