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126 il cortegiano


d’altri, mediocri però, e non degni di maggior supplicio, come le sciocchezze talor semplici, talor accompagnate da un poco di pazzia pronta e mordace; medesimamente certe affettazioni estreme; talor una grande e ben composta bugia.. Come narròm pochi dì sono, messer Cesare nostro una bella sciocchezza, che fu, che ritrovandosi alla presenza del Podestà di questa terra, vide, venire un contadino a dolersi che gli era stato rubato un asino; il qual, poi che ebbe detto della povertà sua e dell’inganno fattogli da quel ladro, per far più grave la perdita sua, disse: Messere, se voi aveste veduto il mio asino, ancor più conoscereste, quanto io. ho ragion di dolermi; chè quando aveya il suo basto adosso, parea propriamente un Tullio. — Ed un de’ nostri incontrandosi in una matta di capre; inanzi alle quali era un gran becco, si fermò, e con un volto maraviglioso disse: Guardate bel becco! pare un san Paolo. — Un altro dice il signor Gasparo ayer conosciuto, il qual per essere antico servitore del duca Ercole di Ferrara, gli avea offerto dui suoi piccoli figlioli per paggi; e questi, prima che potessero venirlo a servire, erano tutti dui morti: la qual cosa intendendo il signore, amorevolmente si dolse col padre, dicendo. che gli pesava molto, perchè in avergli veduti una sol volta gli eran parsi molto belli e discreti figlioli; il padre gli rispose: Signor mio, voi non avete veduto nulla; chè da pochi giorni in qua erano riusciti molto più belli e virtuosi. ch’io non arei mai potuto credere, e già cantavano insieme come dui sparvieri. — E stando a questi di un dottor de’ nostri a vedere uno, che per giustizia era frustato intorno alla piazza, ed avendone compassione, perchè ’l meschino, benchè le spalle fieramente gli sanguinassero, andava così lentamente come se avesse passeggiato a piacere per passar tempo, gli disse: Cammina, poveretto, ed esci presto di questo affanno. — Allor il buon uomo rivolto, guardandolo quasi con maraviglia, stette un poco senza parlare, poi disse: Quando sarai frustato tu, anderai a modo tuo; ch’io adesso voglio andar al mio. Dovete ancora ricordarvi quella sciocchezza, che poco fa raccontò il signor Duca di quell’abbate; il quale essendo presente. un dì che ’l duca Federico ragionava di ciò che sì