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pace al dolore della morte del fratello Giuliano che il ferro de’ congiurati aveva spento in S. Maria del Fiore.

La gloria e lo splendore di Lorenzo il Magnifico furono brevi, perchè troncati dalla morte; ma la vita di lui attraversò come una meteora abbagliante di luce quel fortunoso periodo che preparò la caduta della repubblica. Furono pochi lustri di grandezza infinita e di magnificenza portentosa che lasciarono anche nei tempi più lontani le tracce indelebili del loro passaggio.

Come quello di Cosimo, Careggi accolse anche l’estremo sospiro di quell’uomo che fu durante la sua vita oggetto dell’ ammirazione e del rispetto di tutta l’Europa.

Nel febbrajo del 1492 si era ammalato di una strana infermità che i medici d’allora non erano stati buoni non solo a vincere, ma nemmeno a giudicare, tanto che si giunse perfino a supporre, non so con qual fondamento, che il male fosse stato prodotto da un lento, ma potentissimo veleno fattogli somministrare da chi vedeva con invidia tanta potenza. Fatto sta che il male si aggravò sempre più e negli ultimi giorni di marzo si dovette perdere ogni speranza di troncarne il corso funesto.

I parenti e gli amici lo vegliavano con ogni premura e il Pico ed il Poliziano specialmente, pareva non sapessero mai distaccarsi dal letto dell’amico carissimo.

Se le memorie contradittorie che ci sono giunte non ci porgono con sicurezza i particolari degli ultimi momenti di Lorenzo de’ Medici, sembra però che non sia da negarsi la verità della visita che poco prima della catastrofe gli avrebbe fatto Girolamo Savonarola.