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della vita, consacrando le ampie sale di quel suo castello, i verdi prati del suo giardino a quelle riunioni di letterati, di filosofi, d’artisti, che rimasero e rimarranno celebri nella storia di Firenze nostra, come le più splendide feste che abbiano inalzato il culto dell’ingegno e del sapere.

E queste sono da annoverarsi fra le glorie più pure di una famiglia che forse ebbe la disgrazia di avere storici o troppo servili laudatori o troppo ingiusti detrattori.

A’ tempi di Cosimo il Vecchio, di Piero, di Lorenzo il Magnifico, l’ambiente era più puro, più semplice e la gloria del nome Mediceo non era stata ancora offuscata dai delitti e dalle turpitudini di Alessandro e di Cosimo, fattisi signori di Firenze.

In ogni modo, in tempi in cui si può giudicare senza passione, senza secondi fini, senza peccare di servilità venale, nè di pessimismo esagerato, sarebbe altamente ingiusto il disconoscere i benefizi infiniti che Firenze nostra ricevette dai Medici ai quali si può dire che deve in parte l’alto vanto di essere la capitale del mondo artistico.