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trattar della natura loro, se non quanto mi basta a mostrarvi che quelle, che voi riprendete, sono mal riprese. Però diremo solamente che, si come non tutti sanno ben mascherare, cosi né anco tutti sanno ben trasferire: e qui s’appicca la nostra quistione, volendo voi dire che ’1 Caro è uno di quelli che non lo sa fare. Per veder se questo è vero o no, bisogna considerar prima quel che egli ha voluto rappresentare; dipoi, come l’ha rappresentato; e ultimamente discorrer sopra le condizioni, che a queste rappresentazioni si ricercano. Quanto a quel che vuol rappresentare, il suo nudo concetto, vestendolo con le parole propie, è questo: «Che la dottrina di madama Margherita è di tanto favore agli studiosi di poesia, che incita ognuno a studiare e a poetare: ed esso Caro spezialmente (se bene è poco atto a farlo), spinto dal gran desiderio che n’ha, si mette fra gli altri suoi poeti a scriverne ed a celebrarla.» Questi sono i suoi volti naturali delle cose che vuol rappresentare in questo loco: e, non gli parendo che siano mostacci da comparire in Francia, in cospetto di re e di regine, ha voluto mascherarli con altri volti e con altri abiti accattati, che siano piú belli e piú ricchi de’ propii. Ora veggiamo, quanto alla seconda parte, come gli sia riuscito. Egli a madama Margherita ha messo, come vedete, la maschera di «perla»; al suo sapere, la maschera di «Febo»; al desiderio, quella del «foco»; al favore, quella del «lume»; ai poeti, de’ «cigni»; al Caro, d’«uccello tarpato e roco»; allo scrivere e al poetare, del «volare e del cantare». Queste sono pur maschere da stare (mal vostro grado) nel suo genere, a tutto paragone con le modanesi. E, poiché voi non l’accettate tutte per buone, vediamo le condizioni che le fanno buone e cattive. La prima virtú che vogliono avere, è questa: che siano simili alle persone o alle cose, che tolgono a rappresentare. Questa similitudine intendo io che sia in questo modo; che, se voi volete contrafare un maestro di scuola (come mi pare ch’abbiate in animo di fare), non vi mettiate un grugno di porco o un teschio d’asino, ma una maschera o da filosofo o da dottore, che lo rappresentino alla prima vista; non uscendo del genere di quelli che insegnano. La seconda è, che la similitudine non sia lontana: e non lontana sarebbe